INTERVISTE
27 maggio 2024

Come trattare il paziente emofilico: intervista al prof. Francesco Riva, consigliere CNEL

Patrizia Gatto

L’emofilia è una patologia genetica rara caratterizzata dall’incapacità di produrre un adeguato livello di alcuni fattori della coagulazione del sangue. Nei soggetti colpiti da questa patologia, una semplice emorragia può diventare un evento estremamente pericoloso. Per parlare di questo tema abbiamo intervistato il prof. Francesco Riva, consigliere CNEL, il quale da anni è molto attivo su questo tema.

Buon giorno prof. Riva, sappiamo della sua attenzione in merito al tema dell’emofilia. Può dirci a che punto siamo con questa malattia e quali sono le sfide che rimangono?
 
Fortunatamente i pazienti emofilici sono un numero relativamente esiguo rispetto alla popolazione, ma sono pazienti che hanno subito in passato gravi noxae, trasfusione di sangue infetto che hanno procurato diverse morti, prima che venissero verificate le trasfusioni. Sono pazienti che hanno una malattia che conoscono dalla nascita, dovuta a un problema di coagulazione. I giovani emofilici purtroppo percepiscono già la loro vita in un senso un po' ristretto, ma fortunatamente oggi, attraverso i nuovi farmaci innovativi e i farmaci plasmatici, riescono ad avere una vita quasi normale ma facendo prevenzione. Anni fa mi occupavo proprio di pazienti emofilici presso l’ospedale che dirigevo, il George Eastman di Roma, che era un centro di riferimento regionale. Durante la mia direzione facemmo anche dei progetti da un punto di vista economico, perché la cura di questi pazienti è una cura costosissima e il paziente che deve essere operato deve prendere molti farmaci. Allora spiegammo che un paziente che fa la prevenzione deve poi fare dei trattamenti odontoiatrici non invasivi e senza la somministrazione di farmaci costosi. Ho anche aperto un ambulatorio per i pazienti emofilici e sono stato chiamato dalla Fedemo a coordinare un progetto di monitorizzazione. Per monitorizzare la situazione bisognerebbe attivare dei registri per tutte le malattie, ma in questo progetto prototipo abbiamo scelto di monitorare i pazienti emofilici attraverso i registri dei vari centri di emofilia italiani che dovranno convergere direttamente all'Istituto Superiore di Sanità. Esiste però un problema legato a molte regioni che non forniscono i dati. Sappiamo che dal punto di vista economico i dati sono una ricchezza in sanità per lo Stato perché lo Stato in questo modo può decidere come investire i suoi soldi, spingendo verso certe terapie più performanti rispetto ad altre. Come consigliere CNEL sono stato chiamato per fare un'attività di supporto ai centri di emofilia presso l’Istituto Superiore di Sanità, cercando di coinvolgere anche le regioni, per ascoltarle e capire perché alcune di loro non vogliono dare i dati. Questo è un problema che dovrà assolutamente essere risolto ed è un problema politico, quindi il CNEL potrà essere tramite per ottimizzare questa processo.

Questo tipo di pazienti sono sempre stati considerati dei pazienti complessi e immagino che lo studio odontoiatrico preferisse mandare un paziente con questa patologia, per i trattamenti più complessi, direttamente in ospedale. Oggi possiamo trattare con tranquillità un paziente con questa patologia all’interno dello studio odontoiatrico?
Assolutamente, ma facendo formazione ai pazienti, che devono sapere cosa devono fare, e al corpo sanitario, quindi l’odontoiatra, l’igienista e l’assistente. È importante poi che ogni paziente abbia la sua cartella elettronica, il suo stato attuale e che ci sia un collegamento tra l’operatore sanitario e il centro che tratta il paziente. Per interventi semplici, tipo interventi paradontali o una semplice igiene, è sufficiente che il paziente, una volta inquadrato dal centro di riferimento, abbia fatto tutta la prevenzione necessaria. Chiaramente, nel caso di un intervento chirurgico importante, deve esserci un colloquio tra il dentista e il centro di riferimento del paziente, per illustrare il tipo di intervento chirurgico che andrà a sostenere lo stesso in modo da verificare, a seconda della situazione clinica, se può eseguire l’intervento, poiché se gli sono stati somministrati i sostituti plasmatici che gli permettono di avere una corretta coagulazione non c’è nessun problema. Inoltre io sostengo che un atto chirurgico non può essere fatto il venerdì pomeriggio, ma va programmato il lunedì o il martedì e successivamente va dato un tuo contatto telefonico al paziente perché, in tutti gli atti chirurgici che noi facciamo, non possiamo pensare di operare una persona il venerdì e poi lasciare il paziente “solo” per giorni. Perciò io ritengo che il contatto telefonico sia obbligatorio, in questo caso ancora di più, perché l'emorragia può sopraggiungere qualora non fosse stata eseguita correttamente la terapia profilattica. Perciò il paziente deve essere conscio e formato, non deve fumare perché il rischio di emorragia nei fumatori è maggiore, e assumere cibi caldi. Quindi deve esserci questo connubio e uno studio odontoiatrico che è in grado di fare questo tipo di terapia è uno studio performante rispetto agli altri.

 

Immagine di copertina by Sewcream Studio/Adobe Stock.

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