ATTUALITÀ
02 aprile 2025

PNRR: a che punto siamo con gli investimenti in ambito sanitario?

Biancucci P.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano, con scadenza fissata per giugno 2026, vanta l’avanzamento fino al 92% delle risorse attivate, ma la cabina di regia PNRR, presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, alla presenza dei Ministri e dei Sottosegretari competenti, dei rappresentanti dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani), dell’UPI (unione province d’Italia) e della Conferenza delle Regioni e Province autonome, ha presentato la sesta relazione a Palazzo Chigi dedicata alla Salute nella quale emergono criticità che potrebbero comprometterne il pieno successo.

La stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato il ruolo chiave degli investimenti in Sanità: «Penso alle tante misure che puntano a difendere il diritto alla salute e a garantire servizi sanitari più efficienti e veloci. Dall’apertura delle prime Case di comunità per l’assistenza sanitaria primaria all’attivazione delle Centrali operative territoriali, passando per le apparecchiature sanitarie di ultima generazione attivate sul territorio nazionale».

Il potenziamento dell’assistenza territoriale attraverso la realizzazione di Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali (COT) è stato avviato nel 2024 con oltre l’80% dei cantieri previsti, con circa 140 interventi strutturali conclusi e finanziamenti erogati per oltre 2 miliardi di euro. Nonostante questi progressi, i ritardi che permangono sono dovuti principalmente alla carenza di Medici di medicina generale e Infermieri di comunità, alla gestione disomogenea tra le diverse regioni, alle autorizzazioni lente e agli immobili inadeguati.

Progressi si sono registrati nel campo della sanità digitale con l’attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) in oltre l’85% delle regioni. Il 2024 è l’anno in cui veramente si è entrati nel vivo dei progetti finanziati dal PNRR e dal PNC (Piano Nazionale delle cronicità) anche grazie agli strumenti di acquisto dedicati, si pensi agli Accordi Quadro Consip, vale a dire contratti che definiscono le modalità di acquisto di prodotti e servizi delle Pubbliche Amministrazioni, per la sanità digitale o alle gare che hanno avuto regioni capofila come Lombardia e Puglia per la telemedicina permettendo alle Strutture sanitarie e alle Regioni di passare pienamente alla digitalizzazione della Sanità.

Tuttavia persistono diseguaglianze regionali nell’adozione degli standard previsti, evidenziando la necessità di un’implementazione più uniforme. Anche l’assistenza domiciliare, che entro il 2026 dovrà coprire il 10% degli over 65, è in fase di sperimentazione in diverse regioni. Progetti pilota di telemedicina e assistenza integrata risultano efficaci, come pure l’imbuto formativo in medicina, con 537,6 milioni di euro destinati a 4.200 contratti di formazione specialistica, potrebbe ridursi.

Gli investimenti rafforzeranno il settore della ricerca biomedica del SSN, sfruttando anche i risultati virtuosi della Riforma dell’ordinamento degli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) in coerenza e collaborazione con i programmi di ecosistema di ricerca proposti dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e i programmi di trasferimento tecnologico proposti dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), anche attraverso iniziative congiunte con il Ministero della Salute. Il finanziamento di oltre 524 milioni di euro nel 2025 è destinato ad almeno 100 programmi di ricerca o progetti nel campo delle malattie rare e dei tumori rari, ad almeno 324 progetti di ricerca per le malattie croniche non trasmissibili, ad alto impatto sui sistemi sanitari e socio-assistenziali e al proof of concept per colmare il gap tra ricerca e industria, che si crea nell’intervallo tra la fase della scoperta e quella della messa a punto.

Ciò che si evidenzia è l’importanza delle riforme normative, come il DM 77/2022, che ridisegna l’architettura dell’assistenza territoriale, sebbene l’attuazione rimanga ancora disomogenea tra le diverse regioni.

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