ATTUALITÀ
11 maggio 2023

Realtà o finzione?

Tiziano Testori MD DDS MSc FICD

Nel marzo del 1906 Mariano Fortuny, un poliedrico artista e inventore spagnolo migrato a Venezia, presentò per la prima volta una sua invenzione che rivoluzionò la modalità di allestire le scenografie teatrali, con il suo sistema di luci e illuminazioni indirette rese verosimile ciò che fino ad allora era solamente evocato con scarso successo.

Da allora tutti i teatri iniziarono ad adottare queste tecniche per integrare la verosimiglianza della recitazione con la stessa verosimiglianza anche dell’ambiente in cui si svolge la scena, nonostante la complessità per l’epoca le intuizioni di Mariano apportarono una vera propria rivoluzione nel mondo della rappresentazione teatrale. Ho la fortuna ed il privilegio, ormai da molti anni, di frequentare, sia come relatore che come discente, congressi ed eventi culturali organizzati da atenei universitari, società scientifiche o prestigiose aziende in diverse parti del mondo, è sempre stata una fonte preziosa di arricchimento e di confronto per la crescita del mio percorso professionale, ho notato però, negli ultimi anni, un graduale cambiamento di ciò che accade sui podi e sugli schermi di questi eventi.

L’esposizione iconografica dei casi, che molti anni fa veniva condotta con l’ausilio delle diapositiva e degli eroici proiettori “carousel” è stata sostituita dall’avvento del computer; ad ogni relatore della mia generazione è capitato di inserire una diapositiva al contrario o, peggio, di vedere interi caricatori di diapositive sfilarsi e rischiare di compromettere l’intervento che si andava a condurre e l’avvento digitale è stato sicuramente benvenuto.

La tecnologia è indubbiamente un grande ausilio per la nostra professione e le nuove realtà digitali, che siano esse virtuali, aumentate o miste penso siano un grande aiuto per la didattica, i livelli di immersività che oggi si riescono a raggiungere aiutano gli studenti e li preparano alle condizioni cliniche in cui si troveranno ad operare. Nei nostri percorsi didattici ci avvaliamo da sempre di simulatori e ora stiamo attentamente osservando lo sviluppo delle nuove realtà digitali.

L’evento congressuale è, però, nella mia cultura scientifica e nella mia considerazione personale, un momento in cui traslare l’esperienza clinica o di ricerca scientifica di chi è sul podio per renderlo disponibile a chi assiste, è un momento in cui la realtà clinica deve essere rappresentata nella maniera più vera possibile. Purtroppo, mi duole considerare come l’iniziale avvento delle tecnologie digitali non si sia fermato ai vantaggi originari, ma abbia introdotto un crescendo di elementi scenografici che con la realtà hanno ben poco a che fare. Animazioni sempre più sofisticate e prossime alla realtà, post-produzioni digitali, suoni ed effetti speciali stanno sostituendosi dal ruolo originario di ausilio al relatore diventando i protagonisti della relazione stessa, paradossalmente lo speaker potrebbe addirittura non esserci e in un futuro non così lontano potrebbe essere sostituito da un suo avatar digitale.

Ritengo che il dovere di rappresentare la verità spesso si tramuti in esercizio virtuoso di verosimiglianza laddove animazioni ed effetti speciali non riproducano nulla di vero e varchino il confine che c’è fra l’adottare strumenti di supporto alla propria comunicazione, diventando invece il motivo per cui essere apprezzati. Molte volte mi capita di chiedere ai “giovani” cosa ne pensano di alcune relazioni e loro rispondono “bellissima” e tu, da educatore, ti rendi conto che di bellissimo c’erano solo la grafica e le animazioni, mentre il contenuto medico/clinico e scientifico era modesto. La mia generazione ha maturato un’esperienza e un senso critico per riconoscere e apprezzare il valore di ciò che viene mostrato, ritengo, però, che le nuove generazioni di clinici assumano queste tecnologie come rappresentazione della realtà e non solo una mera emulazione.

Nel 1906 Mariano Fortuny aveva ben chiaro il bisogno di verosimiglianza e il contributo che avrebbe potuto dare al mondo teatrale con la sua invenzione, ma, oggi nel 2023 i congressi scientifici e, soprattutto i nostri studi, non sono teatri in cui rappresentare la verosimiglianza di un copione, ma luoghi in cui si trattano patologie vere, a volte gravi, in bocca a pazienti che a teatro forse andranno più serenamente quando li avremo curati a dovere.


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