CONSULENTE DI ORGANIZZAZIONE

10 febbraio 2020

Stop ai contanti dal dentista. La fine di un’era?

By Alfredo Piccaluga



Da tempo il fisco nostrano, lo sappiamo, ha avviato una personale battaglia al denaro contante. La finalità conclamata di questa scelta non è etica, come invece dichiarato in altri Paesi, ma fiscale. E per quanto i due obiettivi possano in qualche modo idealmente coincidere, non parliamo esattamente della stessa cosa.
In alcuni Stati si è evocata una semplificazione in favore di utenti già avvezzi all’uso preponderante di pagamenti elettronici, in altri la ragione prioritaria - anche se poco convincente - è la salvaguardia dell’ambiente e degli alberi.
Da noi il motore dell’iniziativa è invece, come di consueto, la lotta all’evasione fiscale.
Una lotta combattuta veicolando ogni singola transazione all’interno del circuito bancario, che per sua natura è tracciabile e verificabile. Così da escludere ogni possibilità di occultare somme all’erario.
Funzionerà? È tutto da vedere.
Ci sono diverse ombre sulle finalità perseguite e sulle modalità adottate per perseguirle. Ma prosegue, con fortune alterne, ormai da diversi anni.
Già il D.lgs 231/07 aveva imposto il divieto assoluto di effettuare pagamenti in contanti per importi pari o superiori a mille euro. Soglia più volte ridimensionata, che tornerà in vigore dal prossimo anno.
Ad oggi il limite per le transazioni in contanti è invece fissato a duemila euro.
Analogamente, la Legge 179/12 aveva pensato di imporre agli studi medici l’obbligo di dotarsi di POS così da garantire ai clienti la possibilità di pagare con carte di credito o bancomat, incentivandoli in tal senso. E dal prossimo luglio chi rifiuterà pagamenti con carte sarà sanzionato con multe di 30 euro maggiorate di un valore pari al 4% della transazione negata.
Successivamente, il decreto legge 193/2016 ha pensato potesse essere una buona idea considerare frutto di evasione qualsiasi versamento effettuato in contanti da un professionista sul proprio conto corrente, e la recente Legge 205/2017 ha poi definitivamente escluso la possibilità di pagare dipendenti o collaboratori in contanti, indipendentemente dall’ammontare della somma.
Sembrava non mancare più nulla alla spersonalizzazione totale dello studio odontoiatrico, oramai monitorato in ogni fase professionale e personale della sua attività, con ampio aggravio di costi (a suo carico) ed un’ingerenza che avrebbe inorgoglito George Orwell ed Anthony Burgess… probabili ispiratori del nostro fisco.
Si è saputo fare di meglio, però.
A decorrere da quest’anno, e per effetto della recente legge di Bilancio 2020, i contribuenti potranno detrarre le spese odontoiatriche sostenute solo se “tracciabili” e cioè pagate con carte di credito, bancomat, bonifici bancari o postali e assegni. L’utilizzo dei contanti sarà in teoria sempre possibile, ma in tal caso il contribuente perderà il diritto alle detrazioni Irpef.
L’obbligo di pagamento con strumenti tracciabili, ça va sans dire, cade per le strutture pubbliche o convenzionate, dove si potranno continuare ad adottare senza tema di danno fiscale anche le vecchie metodologie di pagamento. Nessun limite inoltre per l’acquisto di medicinali.
Saranno, infine, ridotte le possibilità di detrazione fiscale, sino ad azzerarsi totalmente al di sopra della soglia di duecentoquarantamila euro di reddito, tutte le spese effettuate da contribuenti che percepiscono redditi lordi superiori a centoventimila euro.
Il timore è che nel tentativo di ridurre le spese e legiferare contestualmente a sostegno delle banche, almeno in parte destinatarie di benefici da questa norma, si possa fare un’importante passo indietro proprio nella lotta all’evasione.
Da tempo si è evidenziata una relazione tra aumento delle detrazioni ed effetti positivi sulle tasche degli italiani, nonché sullo sviluppo dei settori interessati e sulle relative entrate fiscali.
Sarà interessante osservare come reagiranno alla notizia milioni di italiani affezionati all’uso rassicurante del contante.
Pensionati ostili a strumenti nuovi, rivelatisi peraltro fonte di continue truffe telematiche, stranieri di recente ingresso e scarsa alfabetizzazione informatica, dipendenti o imprenditori esclusi per legge dai benefici fiscali prenderanno seraficamente atto della novità normativa o presseranno lo studio odontoiatrico in cerca di soluzioni biasimevoli, ma più immediate?
Vedremo.

Articolo pubblicato sul Dental Tribune Italia