IMPLANTOPROTESI
06 marzo 2023

Approccio piezoelettrico all’estrazione di premolari sovrannumerari mandibolari

Angelo Cardarelli

I denti soprannumerari sono denti in più rispetto alla dentatura normale. La loro prevalenza varia tra lo 0,1% e il 3,8%. I soprannumerari sono più comuni nella dentizione permanente e la loro incidenza è maggiore nella regione degli incisivi mascellari, seguiti dal terzo molare mascellare e dal molare mandibolare, dal premolare, dal canino e dall’incisivo laterale (Figg. 1-4). La prevalenza dei premolari soprannumerari è compresa tra 0,075 e 0,26% e possono verificarsi in numero singolo o multiplo. La presenza di inclusi bilaterali è rara e un’ampia percentuale di premolari soprannumerari rimane colpita, non erotta e solitamente asintomatica; la radiografia gioca un ruolo importante nella diagnosi. Il presente articolo riporta un caso di premolari soprannumerari bilaterali quasi completamente sviluppati, inclusi e posizionati nel versante linguale (Figg. 5-7).

Case report
Il caso clinico presentato riguarda un giovane paziente maschio di 15 anni che presenta due premolari sovrannumerari mandibolari asintomatici come si evince dalla radiografia Ortopanoramica (Fig. 1). In vista della programmazione chirurgica viene eseguita una cone beam che dimostra come la posizione dei soprannumerari è linguale, quindi il nostro approccio sarà squisitamente linguale (Figg. 2, 3). Previa anestesia infiltrativa, mepivacaina con vasocostrittore 1:100.00, viene scolpito un lembo a busta stabilizzato mediante punti di sutura. Questo consente di avere un’ottima visibilità chirurgica e preservare l’integrità dei tessuti molli (Fig. 4).

 

Quindi mediante inserto piezoelettrico (ESACROM) si procede alla osteotomia di entrambi i lati fino alla visualizzazione delle corone. A questo punto al fine di ridurre al minimo la breccia chirurgica si procede alla sezione delle corone sempre mediante inserto piezoelettrico che ci consente di lavorare in assoluta sicurezza e mediante l’effetto cavitazione ci permette di avere un campo chirurgico pressoché esangue; quindi dopo la rimozione delle corone si procede all’avulsione delle radici (Figg. 5a-6).

 

Gli alveoli vengono quindi riempiti con collagene ed il lembo viene riposizionato mediante punti staccati in vicryl 5/0 (Figg. 7-10). Il paziente quindi viene dimesso con terapia antibiotica ed antidolorifica. A 15 giorni vengono rimosse le suture (Fig. 11).

Conclusioni
Possiamo dunque concludere che il piezo è uno strumento che permette di svolgere in sicurezza atti chirurgici molto delicati, grazie alla precisione di taglio e all’inefficacia sui tessuti molli. Molti vantaggi sono offerti anche dalla capacità di mantenere un campo operatorio con il controllo dell’emostasi, aspetto clinico di notevole importanza soprattutto quando ci si trova a operare in porzioni ossee profonde con residui radicolari di dimensioni ridotte e delicate come nel caso descritto.


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