La terapia riabilitativa
implantoprotesica è ormai riconosciuta come un veicolo estremamente
efficace per la gestione del paziente che presenta un quadro clinico di
edentulia parziale o totale poiché offre una maggiore stabilità, una
migliore capacità e forza masticatoria con conseguente soddisfazione da
parte del paziente1,2. Nonostante il miglioramento delle
tecnologie in ambito implantoprotesico e l’utilizzo di protocolli
operativi atti a limitare gli insuccessi implantari nel primo anno,
occorre non sottovalutare l’importanza del mantenimento domiciliare nei
pazienti con impianti.
L'American Dental Association (ADA) reputa la Clorexidina il “gold
standard” per il controllo della placca nell'igiene orale per la sua non
tossicità e sicurezza nell’utilizzo3 ma, l’uso continuato e
prolungato, può causare diversi effetti indesiderati fastidiosi per il
paziente come la disgeusia e la comparsa di pigmentazioni. Negli ultimi
anni, dunque, sono state impiegate nuove sostanze in ambito
odontoiatrico atte a ridurne l’uso: tra esse vi è l’ozono4.
L’ozono è un gas formato da tre atomi di ossigeno e possiede una potente
azione antinfiammatoria, antalgica, biostimolante, antiossidante,
immunostimolante5,6 e disinfettante5,7,8.
L’ozono può essere veicolato in tre diverse forme: gas, acqua e
attraverso l’uso di oli ozonizzati. Dalla degradazione dell’ozono detta
ozonolisi, deriva una sostanza detta “ozonide”. L’ozonide è reso stabile
grazie alla tecnologia dell’ozonizzazione di oli vegetali ad alta
insaturazione che mantiene nel tempo l’azione della molecola e rende
possibile l’utilizzo domiciliare della sua forma in dentifricio, gel e
collutorio1.
Lo scopo del seguente studio è di valutare se le proprietà dell’olio
ozonizzato siano equiparabili a quelle dei comuni agenti antimicrobici a
base di clorexidina, in termini di riduzione della placca batterica e
del sanguinamento nei pazienti con Overdenture.
Materiali e metodi
Questo studio pilota è stato effettuato su un campione di 20 pazienti con Overdenture, d’età compresa tra i 60 e gli 82 anni.
Per ognuno di essi, nella fase T0, sono stati valutati l’indice di rischio di patologia perimplantare attraverso il PPRA (Peri-implant pathology risk assessment)9, mPI (indice di placca modificato)10 e il mPBI (modified papillary bleeding index)11.
Il Peri-implant pathology risk assessment è
stato progettato per aiutare gli odontoiatri e gli igienisti dentali a
prevedere il rischio di patologia perimplantare fino a 5 anni dopo
l’intervento e a fornire raccomandazioni sul regime di richiamo per ogni
specifico caso. E’ consigliabile effettuare il PPRA dopo un anno dalla
chirurgia al fine di escludere l’insuccesso precoce dell'impianto e
ripeterlo durante le visite di follow-up per una valutazione continua
del rischio di patologia perimplantare. Il PPRA (www.for.org) consta di 8
domande che riguardano la storia parodontale del paziente, il suo
mantenimento domiciliare, le abitudini viziate, la tipologia di protesi
scelta e la perdita ossea sugli impianti.
L’indice mPI misura gli accumuli di placca sulla
superficie implantare10 ed è costituito da una scala di valutazione da 0
a 3 dove il grado 0 indica l’ assenza di placca; nel grado 1 la placca
si evidenzia solo al passaggio della sonda attraverso la superficie
marginale liscia dell’impianto; nel grado 2 la placca è visibile ad
occhio nudo; nel grado 3 si ha abbondanza di depositi molli.
L’indice mPBI, invece, valuta il grado di infiammazione
della mucosa perimplantare basandosi su una valutazione quantitativa11 e
consta di una scala da 0 a 3 in cui il grado 0 indica l’assenza di
sanguinamento al passaggio della sonda; il grado 1 presenza di
sanguinamento puntiforme; il grado 2 il sangue forma una linea rossa
confluente sul margine della mucosa; il grado 3 presenza di
sanguinamento abbondante (micro emorragia).
Sono state, inoltre, registrate le abitudini domiciliari di igiene orale
e l’anamnesi farmacologica di ogni paziente e, una volta compilate le
schede, è stata creata una documentazione fotografica, riaggiornata
sempre ad ogni visita di controllo.
I pazienti sono stati successivamente divisi in due gruppi, O3 e CHX,
composti ciascuno da 10 persone. I pazienti di entrambi i gruppi sono
stati valutati in tempi definiti con T0, T1 (dopo 1 mese) e T2 (dopo 4
mesi).
Al gruppo “O3” è stato assegnato un protocollo di mantenimento
domiciliare con Ozono, sotto forma di dentifricio (Dento3, Innovares,
Italia ) e gel orale mucoadesivo al 15% di olio di semi di girasole
ozonizzato (Ozoral, Innovares, Italia). I pazienti di questo gruppo
hanno effettuato le procedure di igiene orale domiciliare utilizzando
uno spazzolino manuale con setole medie in associazione al dentifricio
ozonizzato 3 volte al giorno; la mattina e la sera in seguito alle
manovre di igiene orale i pazienti hanno applicato il gel ozonizzato.
Al gruppo “CHX”, invece, è stato destinato un dentifricio con
Clorexidina 0,12% e gel con clorexidina allo 0,5%, utilizzati
domiciliarmente nella medesima maniera.
Protocollo operativo del gruppo O3 e CHX
Prima fase T0
Dopo aver compilato l’anamnesi, fatto firmare il consenso informato e
rilevati gli indici mPI, mPBI e il PPRA tramite l’apposito questionario
(fig.1, 2), i pazienti sono stati fotografati (immagini 1.a, 1.b, 2.a,
2.b), motivati ed istruiti nell’uso domiciliare di gel orale e
dentifricio secondo il protocollo precedentemente descritto. In questa
fase non si è proceduti ad effettuare alcuna manovra di igiene orale
professionale per valutare la compliance domiciliare di ogni paziente.
Fig. 1a
Fig. 1b
Fig. 1c
Fig. 2a
Fig. 2b
Fig. 2c
Seconda fase T1 (valutazione a 30 giorni)
Dopo un mese i pazienti sono tornati in studio per una seconda
documentazione fotografica (immagini 3.a, 3.b, 4.a, 4.c) e per la
registrazione di possibili effetti collaterali dovuti all’uso
domiciliare dei presidi prescritti. Sono stati valutati nuovamente il
PPRA (fig. 3,4), mPI e mPBI. Successivamente alle rilevazioni degli
indici si è proceduti nell’effettuare le manovre di igiene orale
professionale.
Fig. 3a
Fig. 3b
Fig. 3c
Fig. 4a
Fig. 4b
Fig. 4c
Terza fase T2 (valutazione a 4 mesi)
Dopo 4 mesi sono stati eseguiti di nuovo il PPRA (fig.5,6), mPI e mPBI
con una nuova documentazione fotografica (immagini 5.a, 5.b, 6.a, 6.b, 6.c).
Ogni paziente è stato inquadrato in una scala di Compliance con valori
di adesione da 0 a 3, ristretta al periodo in cui ha partecipato al
seguente studio; dove 0 indicava la totale assenza di collaborazione
domiciliare, 1 una scarsa collaborazione domiciliare, 2 discreta
compliance e 3 eccellente collaborazione alle manovre di igiene orale
domiciliare.
Fig. 5a
Fig. 5b
Fig. 5c
Fig. 6a
Fig. 6b
Fig. 6c
Risultati
Gruppo O3
I 10 pazienti presi in esame erano 4 uomini con un’età media di 69 anni
(min 61- max 75) e di 6 donne con un’età media di 70 anni (min 60- max
82).
Gruppo CHX
I 10 pazienti presi in esame erano 6 uomini con un’età media di 76 anni
(min 68- max 81) e di 4 donne con un’età media di 65 anni (min 60- max
68).
I risultati sono stati valutati in base agli indici mPI e mPBI ottenuti
alla fine del periodo di osservazione (fig. 7,8,9,10). E’ stato,
inoltre, calcolato il valore medio del mPI e del mPBI in entrambi i
gruppi per mettere in evidenza i cambiamenti dell’indice di placca e di
sanguinamento durante gli intervalli T0, T1 e T2 (fig.11,12).
E’ stata valutata la Compliance dei pazienti di entrambi i gruppi negli
intervalli T0, T1 eT2 (fig. 13,14) e la rispettiva media (fig.15).
Ultimo elemento attenzionato è stato il valore del PPRA (fig. 16,17),
che analizza il rischio di sviluppo della malattia perimplantare.
Sommando il numero di pazienti con rischio medio ed elevato negli
intervalli T0 e T2, si è ricavata la percentuale di miglioramento di
entrambi i gruppi (fig.18, 19).
Fig. 7
Fig. 8a
Fig. 8b
Fig. 8c
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11
Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14a
Fig. 14b
Fig. 15
Fig. 16
Fig. 17
Fig. 18
Fig. 19
Discussione
Il presente studio ha dimostrato che i prodotti con clorexidina e ozono,
utilizzati per 5 mesi, sono risultati entrambi efficaci nel controllo
domiciliare dell’infiammazione su pazienti con Overdenture. Si è
evidenziato inoltre che, a differenza dei prodotti con clorexidina,
quelli a base di ozono hanno riscontrato maggiore gradimento grazie alla
totale assenza di effetti secondari indesiderati (fig.13,14). Con
l’ausilio della scala di Compliance, registrata nel periodo dello
studio, è emerso che la clorexidina, nonostante avesse migliorato il
quadro di infiammazione gengivale, alterava fortemente la percezione del
gusto, pigmentava la lingua e causava glossopirosi, con conseguente
riduzione della compliance al trattamento domiciliare da parte dei
pazienti presi in esame. Inoltre, grazie al colloquio motivazionale, si è
raggiunto un significativo miglioramento dei valori di mPBI e di mPI
(fig.17, 18). Per alcuni pazienti, infatti, la sola seduta di igiene
professionale è stato un elemento sufficientemente motivante nel
mantenimento domiciliare; per altri non è stata particolarmente
sensibilizzante, ma ha comunque portato a condizioni cliniche migliori
rispetto a quelle iniziali. La valutazione del PPRA, difatti, ha
confermato un sensibile miglioramento con una riduzione del rischio di
sviluppare malattia perimplantare nonostante alcuni parametri come il
riassorbimento osseo o la parodontite pregressa non possono essere
modificati o influenzati dalla terapia. Se per 9 soggetti del gruppo O3
la totale assenza di effetti indesiderati dell’olio ozonizzato è stato
un fattore incentivante nel continuare la terapia, per un paziente il
gusto particolarmente “oleoso” è stato un deterrente nel non
proseguirla. Durante lo studio, inoltre, una paziente del gruppo CHX,
per un eccessivo carico protesico, è andata incontro a perimplantite
con conseguente perdita della barra implantare.
Conclusioni
In base alle informazioni raccolte durante lo svolgimento di questo
studio pilota, è possibile affermare che l’uso quotidiano e prolungato
di ozonidi su pazienti con Overdenture e non solo, potrebbe contribuire a
ridurre significativamente il rischio di mucositi e perimplantiti.
Infatti è da rimarcare che, nonostante i pazienti fossero anziani,
affetti da patologie sistemiche, con scarsa manualità nelle manovre di
igiene domiciliare e che il materiale delle loro protesi non fosse di
prima scelta, si è riscontrato un significativo miglioramento delle
condizioni di salute orale con il semplice uso di prodotti a base di oli
ozonizzati. Pertanto, se un trattamento domiciliare a base di oli
ozonizzati ha avuto un effetto visivamente e statisticamente positivo su
un campione così ostico da trattare per le ragioni sopra elencate, si
può supporre che esso avrà effetti altrettanto positivi su qualunque
altra tipologia di paziente.
E’ tuttavia doveroso sottolineare, indipendentemente dai risultati
ottenuti o potenzialmente ottenibili, che attraverso l’intervento
motivazionale si restituiscono al paziente consapevolezza e
responsabilità sul proprio stato di salute.
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