INTERVISTE
02 dicembre 2021

Le tecnologie digitali in endodonzia: intervista al Dott. Fornara

Patrizia Biancucci

Al dentista generico non può più sfuggire l'utilizzo delle tecnologie digitali in ambito endodontico che permettono di risolvere casi particolarmente complessi, a partire dai canali atresici. È quella che oggi viene definita Endodonzia guidata, considerata un approccio sicuro e veloce, tecnica prevedibile per la localizzazione di canali calcificati perché garantisce un accesso diretto al canale, preservando maggiore struttura del dente ed evitando incidenti iatrogeni associati. È quella che oggi viene definita Endodonzia guidata, considerata un approccio sicuro e veloce, tecnica prevedibile per la localizzazione di canali calcificati perché garantisce un accesso diretto al canale, preservando maggiore struttura del dente ed evitando incidenti iatrogeni associati. Anche l’American Association of Endodontists classifica il trattamento endodontico dei canali obliterati ad alto livello di difficoltà che porta con sé i potenziali errori procedurali come la sovraestensione della cavità di accesso, la perforazione iatrogena, la separazione dei file di sagomatura e la deviazione del canale radicolare dal percorso originale, tutti fattori che impediscono al clinico di raggiungere la lunghezza di lavoro corretta. In uno studio clinico di febbraio 2021, pubblicato sul Journal of Endodontics, vengono illustrati casi clinici con trattamento di canali gravemente calcificati mediante una guida tridimensionale (3D) personalizzata progettata sovrapponendo una scansione tomografica computerizzata a fascio conico con una scansione intraorale del paziente. Questa guida 3D consente al clinico di ottenere un accesso diretto al canale radicolare obliterato. Similmente alla pianificazione in 3D degli impianti dentali, anche nell’endodonzia guidata la corretta rotazione, angolazione e il posizionamento della fresa possono essere virtualmente predefiniti. Al dentista generico non può più sfuggire l'utilizzo delle tecnologie digitali in ambito endodontico che permettono di risolvere casi particolarmente complessi, a partire dai canali atresici. Ne parliamo con il dott. Fornara, presidente SIE, odontoiatra ed esperto endodontista. 

Dott. Fornara, in che cosa consiste l’utilizzo delle tecnologie digitali in endodonzia?

In endodonzia l’impiego delle tecnologie digitali spazia dalle procedure diagnostiche a quelle prettamente operative. Sicuramente la CBCT rappresenta il punto di partenza per tante opzioni consentendo ad esempio la preparazione di dime chirurgiche previa scansione con scanner ottico intraorale. Oggi è anche possibile, mediante stampanti 3D e resine di ultima generazione stampare modellini di denti da scansioni volumetriche per simulare extra-oralmente interventi complicati o sperimentare nuove tecniche. Infine l’impiego dell’Intelligenza Artificiale permette l’analisi delle immagini radiografiche bi e tridimensionali “suggerendo” diagnosi e soluzioni terapeutiche che devono però essere sempre confermate dal clinico.

Quando utilizzare la CBCT in endodonzia?

Spesso la diagnosi endodontica trova le sue conferme negli esami radiografici. La CBCT è un esame di secondo livello molto utile nelle valutazioni diagnostiche e terapeutiche dei casi complessi, nei casi di riassorbimenti patologici (interno, esterno e cervicale), nella diagnosi di lesioni periradicolari, di origine endodontica e non, e nei traumi del terzo inferiore del massiccio facciale.

Esistono dei software per reperire canali calcificati? Con quali procedure?

La CBCT eseguita con FOV endodontici consente valutazioni molto fini che permettono anche di visualizzare canali calcificati non visibili con le normali radiografie endorali. Grazie a specifici software è possibile confezionare dime per l’accesso cavitario guidato che consentono il reperimento del canale calcificato in modo sicuro e conservativo.

Dott. Fornara, l’Endodonzia si è evoluta anche riguardo la prognosi a medio-lungo termine?

 Negli ultimi decenni l’endodonzia ha fatto molti passi avanti sotto tutti i punti di vista, dalla diagnosi alle tecniche di trattamento. Questo indubbiamente ha permesso di innalzare il livello qualitativo dei nostri trattamenti il che ha significato migliorare anche la prognosi dei nostri trattamenti endodontici.

Le risulta che all’estero la CBCT sia molto utilizzata? Per cosa in particolare?

Sicuramente la diffusione in alcuni paesi europei e del nord America sembra essere maggiore rispetto all’Italia. In Italia troppi colleghi pensano che l’impiego della CBCT sia utile solo per valutazioni chirurgiche-implantari e che l’uso in endodonzia sia relegato ai soli “specialisti”. Ritengo che questo concetto debba essere cambiato mediante una “educazione” sul corretto impiego di queste tecnologie. Solo così possiamo pensare di rendere un servizio adeguato al cittadino che si sottopone a cure odontoiatriche. Capire la giusta opzione terapeutica di un elemento dentario non ha solo risvolti endodontici. Ragionare in modo multidisciplinare è sempre alla base di un piano di trattamento corretto.

Endodonzia vs Implantologia: quale delle due è più sicura?

 Confermo quello che spesso mi capita di riportare: l’endodonzia e l’implantologia non sono in antagonismo tra loro, anzi. Oggi fortunatamente la tendenza è quella di salvare i denti naturali. Laddove questo non sia più possibile ben vengano l’implantologia e tutte le altre soluzioni protesiche. Il processo decisionale si deve basare sulle reali possibilità cliniche e non sulle nostre capacità in una disciplina piuttosto che nell’altra.

Dott. Fornara, sappiamo che la richiesta dei pazienti è sempre più orientata a conservare i propri denti. Questo significa più lavoro per gli endodontisti?

Sicuramente sì. Facciamo però attenzione ad un particolare: oggi statisticamente le terapie endodontiche che eseguiamo sono relative al ritrattamento dei fallimenti di precedenti trattamenti endodontici. Questo significa terapie più complesse. Fare endodonzia di qualità significa avere un adeguato strumentario nonché un know how conoscitivo che si acquisisce attraverso un lungo percorso clinico e formativo.

Non è sempre facile spiegare al paziente il costo della terapia endodontica. Come possiamo motivarlo?

Credo che il problema non si ponga, ma mi spiego meglio. Il compito delle società scientifiche, delle associazioni sindacali e di noi clinici è quello di divulgare l’importanza della salute orale che inevitabilmente passa attraverso la conservazione dei denti naturali. Questa informazione è alla base della maggiore consapevolezza dei pazienti che oggi sempre più spesso chiedono di preservare i loro denti. La terapia endodontica non deve essere considerata la parte “povera” del trattamento e l’impiego di molti strumenti tecnologicamente avanzati deve essere correttamente riconosciuta.

 Dott. Fornara, ritiene che le tecniche endodontiche più sofisticate, compreso il digitale, siano alla portata del dentista medio?

Sicuramente gli odontoiatri sono quelli che investono di più in tecnologie digitali. Certo che il percorso è ancora lungo, ma se parliamo di rivoluzione digitale dobbiamo far comprendere ai nostri colleghi che la diffusione di queste tecnologie porta non solo ad un rapido miglioramento delle procedure endodontiche, ma anche ad una più ampia fruibilità grazie soprattutto alla riduzione dei costi di esercizio e alla maggior sicurezza e semplicità dei work flow lavorativi.

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