INTERVISTE
06 settembre 2024

L’evoluzione della protesi mobile: intervista a Franco Fares

Biancucci P.

Franco Fares, odontotecnico, titolare di Laboratorio a Morrovalle in provincia di Macerata, abita da sempre a San Benedetto del Tronto, è socio attivo AIOP e apprezzato relatore a livello nazionale e internazionale. Ha iniziato la sua carriera negli anni ‘80 lavorando a stretto contatto con illustri maestri dell’odontoiatria italiana tra cui il prof. Giulio Preti. Nella sua lunga attività è passato dall’analogico al digitale in linea con l’evolversi del settore odontoiatrico e odontotecnico. L’abbiamo intervistato per conoscere la sua evoluzione e per saperne di più sul workflow digitale della protesi mobile totale.

Sig. Fares, sappiamo che lei è un odontotecnico molto attento alla evoluzione tecnologica tanto che il suo laboratorio sembra un centro della Nasa. Conferma?
Sì, in laboratorio ho tutta la filiera CAD/CAM, le varie stampanti 3D e tutto ciò che adesso è utile per un moderno laboratorio odontotecnico.

Parliamo delle protesi mobili che sono quelle che spaventano di più il dentista e il paziente. Lei utilizza un nuovo sistema che se non erro è dell’azienda Vita, corretto?
Sì, l'azienda Vita ha un nuovo sistema che nello specifico viene denominato Vita Vionic Solutions. Diciamo che questo sistema va in qualche modo ad aggiornare quella che è “l'era digitale” quindi la transizione digitale che sta avvenendo in maniera quasi completa in protesi fissa e in tutte le altre branche. In questa evoluzione è importante il fatto che usciamo dalla realizzazione di una protesi totale analogica grazie all’uso di queste tecnologie, che possono essere sia additive, come la stampa 3D, sia sottrattive, come i sistemi CAD/CAM. Una delle svolte epocali che possiamo osservare in maniera esponenziale è la realizzazione della placca base con questi sistemi.

Cos’è la placca base per i non addetti lavori?
La placca base sarebbe quella placca rosa che fa parte della protesi. La protesi è composta da una base e dai denti del commercio di stecca in composito dedicati per la filiera digitale da incollare poi alla placca base rosa. Quindi questo elemento, che viene fatto ancora oggi con i sistemi di polimerizzazione, può essere gestito tramite tecnologie innovative, sia additive che sottrattive. Quindi se noi andiamo a fresarla, procedura ritenuta criterio di prima scelta dal punto di vista qualitativo, è una svolta epocale perché si può immaginare che scavare un pieno non avrà mai la stessa qualità di usare un sistema di polimerizzazione.

Se non erro lei parlava di questa metodologia già in un articolo uscito su Quintessenza nel 2014, mi sbaglio?
Esatto nel Giugno del 2014, nel numero 6.

Quindi ha già una lunga esperienza con ottimi risultati anche della cosiddetta customer satisfaction, cioè del paziente che alla fine è più contento rispetto a quello che si faceva in modo tradizionale?
Sì, in un team medico/tecnico con un’esperienza pratica sul paziente. In merito ai risultati in termine di micron si passa da 200-300 micron a qualità che possono rasentare i 20 micron. Sicuramente il paziente è più soddisfatto per diversi aspetti, fra i quali la maggiore precisione e anche la compattezza molto alta del materiale visto che si tratta di un materiale fresato. Quando esce dalla fresatura e il manufatto è quasi finito, basta passarci sopra poca manualità di laboratorio per ottenere delle superfici incredibilmente brillanti e su cui non si deposita la placca batterica. Questa è una delle caratteristiche oltre alla precisione ovviamente.

Sig. Fares, una domanda per i profani. Solitamente queste protesi mobili si devono ribasare a causa della modificazione dei tessuti molli. Oggi è possibile farlo con il digitale?
No, si può fare in modo tradizionale utilizzando la placca realizzata in digitale, perché di per sé si utilizza come materiale un PMMA, perlomeno quello fresato. Attenzione, non facciamo confusione perché quello fresato è un PMMA mentre quello stampato è un materiale composito fotopolimerizzato che ovviamente si ribasa ma con alcune attenzioni abbastanza importanti.

Lei è partito dall’analogico e ha seguito l’evoluzione della professione verso il digitale. Possiamo dire quanto siano fondamentali le basi e le competenze acquisite all’inizio del suo percorso professionale?
Non facciamoci abbindolare da quelli che sono i social dove vediamo solo All-on-four, Toronto fisse etc. Io posso garantire che ci sono moltissimi pazienti che non possono permettersi questi trattamenti e ricorrono alla protesi totale. Per riuscire a riempire un “buco nero”, come lo chiamo io, di un paziente che rimane mutilato di tutti i denti con una cresta edentula superiore e inferiore, un abile professionista dovrebbe cercare di capire quali sono i principi fondamentali per fare una protesi totale mobile, che poi è propedeutica a quella implantare. Si può immaginare come una volta messi gli impianti, quello spazio vuoto non può essere riempito a caso. Questo è un messaggio che io vorrei passasse molto forte. Oggi si dovrebbe insegnare di nuovo i parametri della protesi totale nelle università, proprio perché è propedeutica alla protesi implantare. Questa capacità acquisita può diventare indispensabile anche per un semplice ponte di tre elementi, oppure per un ponte su impianti o un all-on-four su impianti.

Noi pensiamo sempre di dare un messaggio ai più giovani perché pochi hanno avuto maestri come il professor Preti, ma anche a quei suoi coetanei che fanno resistenza alle procedure digitali. Secondo lei perché succede questo?
Allora, un po' è la curva di apprendimento che può essere agevolata maggiormente dai ragazzi e quindi io sottolineo nuovamente che ci deve essere un binomio tra noi che facciamo questo lavoro ormai da 40 anni e i nativi digitali che sono le nuove leve. Questa è la prima considerazione che non viene tanto considerata nei laboratori. In secondo luogo vanno considerati i costi di gestione di queste tecnologie e a maggior ragione nella protesi totale. Se facciamo una protesi analogica, perché il concetto è quello di utilizzare i fondamentali e i processi analogici uniti alle nuove tecnologie digitali, i costi possono aumentare e quindi bisogna fare attenzione a far si che questi costi di produzione non siano superiori a quelli di vendita. Per questo ci sono delle aziende come Vita che propongono la realizzazione della protesi totale grazie a sistemi dedicati come per l’appunto Vita Vionic Solutions in cui c’è una riduzione dei costi.

È stato molto chiaro. Le voglio fare i complimenti per tutto quello che fa, per come lo fa, per come si è evoluto ma anche perché lei può essere di esempio a tanti altri.
Grazie a lei.

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