INTERVISTE
16 marzo 2023

Sterilizzazione e disinfezione: come affrontare queste tematiche nello studio odontoiatrico

Tueor Servizi

La sterilizzazione nello studio odontoiatrico è una delle procedure fondamentali e su cui i professionisti pongono la massima attenzione. Questa tematica, ritornata fortemente alla ribalta in questi ultimi anni a seguito della Pandemia da Covid-19, rappresenta sicuramente uno degli aspetti più considerati da parte degli studi che sono sempre attenti anche alle evoluzioni tecnologiche alla base di questo argomento. Per approfondire questa aspetto, abbiamo intervistato il Prof. Mauro Labanca, Medico Chirurgo, Specialista in Chirurgia e in Odontostomatologia, Professore in Anatomia e International Councilor per il Board Mondiale dell’International College of Dentists.

Buon giorno Professore, qual è l’obiettivo clinico principale della normativa relativa alla sterilizzazione nello studio odontoiatrico?
Con il termine sterilizzazione si intende il processo grazie al quale si elimina dagli strumenti ogni forma microbica vivente. Pertanto, l’obiettivo dovrebbe restare sempre quello di garantire ad ogni paziente, prima di tutto, le massime condizioni possibili in termini di prevenzione da infezione crociata.

Quali sono le principali fasi del processo di sterilizzazione che lo studio odontoiatrico deve seguire?

Sicuramente una adeguata pulizia dello strumentario attraverso i protocolli ampiamente codificati, con una regolare verifica dell’efficienza delle autoclavi. Ma occorre porre anche molta attenzione all’ambiente di lavoro, come poltrona, faretre, lampade e superfici di appoggio, ambiti a rischio di contaminazioni “nascoste”! Io chiedo spesso alle mie assistenti di sedersi ogni tanto in poltrona e guardarsi intorno con la prospettiva del paziente. Quante macchiettine (magari solo di cemento, ma comunque sgradevoli da vedere) si scopriranno!


Rispetto a quanto veniva eseguito pre-pandemia, sono state apportate delle migliorie in questo particolare processo?
Sinceramente non mi pare. È stata posta più attenzione alla gestione dell’aria, anche se si era già detto in epoca pandemica che una finestra aperta e un ricambio di aria adeguato valgono spesso molto più di mille apparecchi di purificazione degli ambienti la cui reale efficacia è a volte da verificare e dimostrare. Per il resto, io nel mio studio da più di 15 anni usavo i sovrascarpe, avevo un erogatore di disinfettante per le mani, un sistema centralizzato di ricambio dell’aria, e facevo indossare ai pazienti occhiali protettivi, quindi per me nulla di nuovo sotto il sole!

Sappiamo che nel suo studio l’area di sterilizzazione è posizionata nel centro. Ci potrebbe spiegare il motivo?
Così come in un ristorante la cucina a vista da una sensazione di maggior trasparenza, ho scelto di mettere l’area di sterilizzazione al centro dello studio per due ragioni principali. La prima è “costringere” i miei collaboratori a mantenere il dovuto ordine all’interno della stessa, sapendo che è costantemente sotto gli occhi di tutti. La seconda è mostrare ai pazienti cosa avviene realmente, senza quindi timori di far vedere la parte normalmente non visibile (o occultata?!).

Qual è il feedback dei suoi pazienti rispetto a questa sua scelta?
Premesso che lavorando nello stesso studio da 35 anni con la terza generazione di pazienti il rapporto fiduciario è sicuramente molto consolidato, noto comunque un grande apprezzamento per questa scelta. Non a caso a volte mi fermo a chiacchierare con loro portando volutamente alla loro attenzione quanto avviene nella zona sterilizzazione, magari con la scusa di mostrare una nuova autoclave o una nuova macchina.

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