Introduzione
L’estetica riveste sempre più una connotazione di armonia ed equilibrio
globale, certamente definiti da canoni condivisi e storicamente
evolutisi, ma sempre più rispondenti ad un profilo bio-psico-sociale
funzionale (ICF, 2001). In quest’ottica trovano espressione diverse
pratiche condivise, finalizzate innanzitutto a cogliere
l’interdipendenza esistente tra struttura e funzione, costituenti una
unità funzionale dinamica, che possiede caratteristiche di relazione ed
integrazione. (Doyon et al., 2002). Nel presente articolo si
approfondisce il contributo del trattamento logopedico nell’estetica del
viso (Franco, 2004) e nella riorganizzazione delle funzioni
stomatognatiche (Marchesan, 2000), in sinergia con la medicina estetica,
l’odontoiatria estetica (Prasad et al., 2018) ed altresì, in risposta
alle aspettative del paziente estetico, fortemente interconnesse con la
storia di vita personale, le emozioni più intime legate al Sé ed alla
propria identità (Piccardi, Bini et al., 2018).
Stato dell’arte
La logopedia si occupa di fisiopatologia della comunicazione umana nelle
sue più diverse declinazioni e, per ragioni anche di ordine pragmatico,
ha allargato nel tempo i propri confini a diversi ambiti di intervento,
tra cui lo studio delle funzioni orali (Schindler, 2011). All’interno
di questo percorso evolutivo e di innovazione, il Consiglio Federale di
Fonoaudiologia Brasiliano ha disciplinato l’applicazione della motricità
orofacciale con finalità estetica (CFFA, 2008), identificandone quindi
una nuova possibilità di impiego finalizzata alla valutazione, alla
prevenzione e alla stabilizzazione della muscolatura mimica facciale e/o
cervicale, ricercando la simmetria e l’armonia delle strutture
coinvolte, con risultati estetici.
L’intervento logopedico in relazione all’estetica, può quindi essere
considerato come un nuovo obiettivo dell’intervento miofunzionale, con
fondamenti e principi propri, finalizzato all’attenuazione delle rughe
d’espressione che, con il tempo, inevitabilmente si manifestano (Franco,
2004). Questo ambito si integra con naturalezza per competenze ed
obiettivi comuni nei già noti percorsi di medicina estetica ed
odontoiatria estetica. Al proposito, l’influenza dell’aspetto
dento-facciale sull’attrattiva fisica e sull’autostima è stata
ampiamente studiata da vari autori, i quali hanno palesemente dimostrato
come la morfologia dentale e la relativa estetica giochino un ruolo
fondamentale e determinante sulla percezione della bellezza e,
indirettamente, sulla determinazione del successo sociale di un
individuo. L’aspetto fisico, l’autostima e la capacità di intraprendere
relazioni interpersonali sono tra loro profondamente correlati;
pertanto, risulta possibile pensare che anche la struttura facciale,
soprattutto riferita al terzo inferiore del volto, abbia un grande
impatto estetico e psicologico, che può essere certamente più marcato
rispetto alla sola morfologia dentale (Piccardi, Bini et al., 2018).
Invecchiamento
L’invecchiamento è un processo che provoca uno squilibrio dell’omeostasi
e una maggiore vulnerabilità dell’organismo, oltre ad un ridotto
adattamento agli stimoli ambientali e colpisce cellule, tessuti e organi
(Kenyon 2010). Anatomicamente l’invecchiamento è determinato dai
molteplici effetti prodotti dal trascorrere del tempo e dall’incidenza
della gravità su cute, tessuti molli e componenti strutturali
superficiali e profonde del volto, nonché dalle loro influenze
reciproche e dalle loro alterazioni volumetriche (Albert, Ricanek 2007).
L’invecchiamento del volto è inoltre determinato dalle interazioni e
dalla relazione con l’ambiente esterno di ossa, muscoli, legamenti e
cute, in particolar modo gli effetti combinati di gravità,
riassorbimento osseo, diminuita elasticità, perdita e dislocamento di
componenti superficiali e profonde del grasso sottocutaneo (Zoumalan
2011). Queste relazioni tissutali sono rappresentate in massima parte
nel terzo inferiore del volto e nell’area periorale, per cui lo studio e
il trattamento di quest’ultima oggi risulta di fondamentale importanza
nelle pratiche estetiche ed anti-age del volto. Di fatto la dislocazione
dei pannicoli adiposi poi, correlata al cedimento dello SMAS
(muscolatura mimica facciale) e al ridotto trofismo muscolare dell’area
periorale (Alghoul 2013), determinano una forte accelerazione del
chronoaging, che, essendo determinato geneticamente ed ormonosensibile,
di per sé resta di difficile approccio diretto. Inoltre il
deterioramento di queste strutture peggiora l’incidenza del photoaging
che è determinato per la maggior parte dalla relazione dell’individuo
con il mondo esterno (Nkengne 2012) e dalle sue abitudini socio
esistenziali (esposizione solare, dieta, sostanze voluttuarie, attività
fisica, lavoro, stile di vita etc.) e quindi anche questo di difficile
controllo da parte del professionista nelle sue componenti scatenanti
(Sjerobabski-Masnec 2010). Diventa quindi fondamentale lo studio della
muscolatura del terzo inferiore del volto e delle variazioni tissutali
correlate (Kestemont 2017) a condizioni fisiologiche quali masticazione,
respirazione, postura e mimica, così come a condizioni parafisiologiche
quali perdita di dimensione verticale (Fig. 1), cedimento dello SMAS,
masticazione preferenziale, lato preferenziale del sonno ed esposizione
solare incidentale cronica monolaterale, nonché a situazioni patologiche
come bruxismo, lesioni e traumi pregressi, perdita di tessuti e denti o
disfunzioni masticatorie, del linguaggio e della respirazione
(Almukhtar 2019).
Così come la contrazione esagerata della muscolatura mimica superficiale
può favorire la formazione di rughe, anche le disfunzioni
dell’apparato stomatognatico, costituito da un complesso sistema di
organi e tessuti preposti allo svolgimento della funzione respiratoria,
masticatoria, deglutitoria e comunicativa, determinano contrazioni
muscolari abituali e ripetute. La disfunzioni del processo respiratorio,
masticatorio e deglutitorio infatti, caratterizzate da un’eziologia
multifattoriale e con interessamento strutturale o funzionale, sono
messe in stretta relazione con le rughe d’espressione ai lati della
bocca, risultanti da questi specifici atteggiamenti posturali. Per
queste ragioni il monotrattameto risulta spesso inefficace ed un
approccio sinergico tra odontoiatra, logopedista e medico estetico
permette di affrontare il problema con rinnovata forza terapeutica,
permettendo un migliore controllo della formazione delle rughe, dei
cedimenti cutanei, permettendo un buon supporto reciproco nell’operato
clinico.
Odontoiatria e Logopedia
Diversi autori hanno dimostrato quanto sia efficace in odontoiatria la
visione e l’approccio pratico multidisciplinare del caso clinico
estetico. Bini proponeva a partire dal 2013 un vero e proprio “Face
Aesthetic Medical Team”, (Fig. 2) ovvero un team di specialisti utili a
concertare attraverso la Previsualizzazione Digitale, un vero approccio
multidisciplinare che oggi, relativamente all’estetica, viene
aggiornato, prevedendo la presenza della logopedia. L’importanza
dell’unità estetico-funzionale, quale il viso ed il sorriso, deve
prevedere la più meticolosa analisi anche del rapporto armonia/bellezza
ed il paziente estetico, disfunzionale o non, deve essere motivato a
tale tipologia di approccio; senza la compliance del paziente, nessuna
prescrizione potrà avere successo. L’approccio diagnostico e
terapeutico, come peraltro già ben affermato e consolidato tra
ortodonzista e logopedista, deve suggerire l’importanza della
programmazione ortodontica estetica del sorriso correlata all’aumento
dell’autostima oltre al benessere psicologico e psicofisico del
paziente.
I movimenti coordinati di tutta la muscolatura oro-facciale, nonché la
postura della lingua nel cavo orale, sono fondamentali per il
fisiologico svolgimento delle funzioni di respirazione, masticazione,
deglutizione e fonazione, motivo per il quale nel programma di
prevenzione e terapia delle patologie ortognatodontiche, talvolta legate
a disarmonie estetiche facciali, si inserisce anche un intervento
specifico miofunzionale finalizzato a riequilibrare le funzioni orali.
Fin dalla tenera età, infatti, lo squilibrio muscolare orofacciale
concorre alla genesi delle anomalie dento-scheletriche e alla
disfunzione delle articolazioni temporomandibolari, palesate soprattutto
da disequilibri in età adulta. Pertanto non bisogna trascurare, in
funzione di quanto sopra, il ruolo importante che l’ortodonzia gioca
anche nella fascia di età “adulta”, di cui alle più moderne terapie
caratterizzate da progettazione digitale e finalizzazione terapeutica a
mezzo di allineatori in plastica trasparente. Anche quando il caso
clinico debba presentare un carattere più “cosmetico”, quali ad esempio
minimi movimenti dentali destinati a semplici allineamenti dei parametri
utili al miglioramento del sorriso, ovvero, la modifica eventuale di
forme e dimensioni delle stesse corone cliniche dentali post trattamento
ortodontico o semplicemente ed unicamente oggetto dei restauri
conservativi diretti o indiretti additivi. A tal proposito gli
allineatori in plastica trasparente, le faccette estetiche, la
conservativa additiva, la protesi, l’implantoprotesi, presentano una
serie di caratteristiche che permettono di considerare il trattamento
stesso come un approccio estetico terapeutico.
Infatti, dobbiamo considerare che eventuali modifiche di posizionamento e
di volume di elementi dentali naturali e/o protesici, correlati alle
dimensioni tridimensionali degli altri tessuti intraorali come osso e
gengiva, possono indurre nuove dimensioni estetiche biodimensionali,
come lo stretching tissutale vestibolare, rialzo della dimensione
verticale con conseguente nuovo approccio dentolabiale, nonché il
lifting labiale indotto dalla composizione funzionale (Fig. 3-5),
fonetica ed estetica sublabiale di pertinenza strettamente
odontoiatrica.
Analisi estetica statica (foto), dinamica dentolabiale (video) e
valutazione articolatoria (audio), risultano determinanti in fase di
concertazione tra gli specialisti del team; in particolare poter
immortalare eventuali defezioni o anomalie funzionali e strutturali,
risulta fondamentale per stabilire in maniera razionale ed economica le
fasi dell’iter terapeutico.
Considerando quindi i risultati estetici derivanti da quanto sopra, si
dimostrerà utile prevedere già in fase diagnostica la necessità di un
intervento logopedico ove necessario, prima, durante o dopo i
trattamenti odontoiatrici.
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Le caratteristiche del processo di trattamento
Nella promozione dell’armonia del viso, intesa come massimo grado di
equilibrio estetico e funzionale, è quindi fondamentale intercettare la
relazione di causa-effetto che intercorre tra l’equilibrio del sistema
stomatognatico, la funzione muscolare e la pelle (Toledo, 2006).
L’intervento logopedico non può prescindere da un’accurata valutazione
iniziale di tipo multidisciplinare con odontoiatra e medico estetico,
molto spesso oggettivata attraverso l’impiego di immagini digitali
(Piccardi, Bini et al., 2018), tra le quali protagonista assoluto video
ad alta risoluzione, rilevate in una situazione statica e dinamica del
volto, su aspetti morfologici e posturali (postura, labbra, lingua,
dentizione, occlusione, palato duro, palato molle, narici, occhi); la
tonicità (labbra, lingua, guance, mento); la propriocezione; la mobilità
(labbra, lingua, mandibola; le funzioni stomatognatiche (respirazione,
masticazione, deglutizione); la simmetria facciale; le abitudini di
vita; la comunicazione; le abitudini alimentari (Tasca, 2004).
Sulla base delle informazioni raccolte e delle relazioni osservate tra
le pieghe, le rughe e gli squilibri orali, viene proposto un iter
terapeutico personalizzato e articolato in diversi ambiti (Franco,
2004), che possono essere trattati direttamente all’interno dello Studio
Odontoiatrico(Fig. 6-7):
- allungamento e rilassamento della muscolatura orale e periorale
attraverso massaggi della muscolatura (piccolo rullo massaggiatore e
piccolo dispositivo vibrante) ed esercizi isotonici e isometrici
(Levrini, 1997) derivanti dalla motricità orofacciale: si agisce in
maniera specifica sui diversi muscoli dell’espressione facciale (muscolo
orbicolare, elevatore del labbro superiore, elevatore del labbro
superiore e della narice, zigomatico minore, elevatore dell’angolo della
bocca, zigomatico maggiore, risorio, buccinatore, depressore
dell’angolo della bocca, depressore del labbro inferiore, mentoniero,
platisma, orbicolare dell’occhio, occipitofrontale, procero, corrugatore
del sopracciglio, nasale). I massaggi, gli allungamenti ed i movimenti
specifici sembrano favorire una maggiore circolazione del sangue,
ossigenazione dei tessuti, un maggiore equilibrio e bilanciamento
muscolare ed un incremento delle competenze propriocettive, determinante
nella riduzione della sensazione di tensione e affaticamento.
- modificazioni posturali: a partire dall’esame obiettivo condiviso si
ricercano l’occlusione labiale spontanea, la corretta collocazione
dell’apice linguale sullo spot palatino (nel rispetto delle relazioni
esistenti tra elementi strutturali e funzionali), la ricerca
dell’equilibrio posturale del distretto capo-collo.
- riequilibrio delle funzioni stomatognatiche: attraverso principi di
apprendimento motorio (Maas et al., 2008; Verdolini et al., 1994) si
favorisce la respirazione nasale (Zelano et. Al, 2016; Zhao et al.,
2014), la masticazione bilaterale alternata (Bourdiol, 2000; Van der
Bilt et al. 2006), la deglutizione funzionale (Álvarez et. Al, 2019;
Wong et al, 2017), l’articolazione bilanciata.
- eliminazione dei movimenti compensatori: si normalizzano i manierismi
espressivi e le tensioni dislocate, eventualmente derivanti dalla
comunicazione non verbale (Wingenbach, 2020).
Le fasi di intervento
Il principio alla base del trattamento è la stratta connessione
esistente tra le rughe d’espressione e l’utilizzo nel tempo della
muscolatura orofacciale. Si propone quindi un percorso così strutturato
(Franco, 2004), in concertazione ed integrazione con odontoiatra e
medico estetico, quale vero e proprio iter clinico da seguire con
puntualità:
1. Anamnesi congiunta (medico estetico, odontoiatra estetico,
logopedista) e valutazione del sistema stomatognatico. La collaborazione
tra diversi specialisti e la visione interdisciplinare, nonché
l’implementazione tra immagini digitali elaborate dai software, esempio
Clincheck Invisalign e ADSD ( Levrini L. ,Tieghi G., Bini V. 2015 ),
consente di individualizzare sempre meglio il piano di trattamento, che,
grazie all’avvento dell’odontoiatria digitale, è in grado di creare un
risultato standard predicibile consono ad un risultato clinico ottimale;
2. Una sessione finalizzata a fornire indicazioni sull’adeguato
funzionamento delle funzioni stomatognatiche e delle strutture ad esse
deputate;
3. Un processo d’intervento di otto sessioni consecutive, a cadenza
settimanale, nelle quali il cliente acquisisce competenze e l’autonomia
nello svolgimento quotidiano delle diverse attività. Al proposito, si
concorda un programma di lavoro quotidiano che il cliente svolge
autonomamente per l’intera durata del percorso;
4. Eventuali sessioni aggiuntive di approfondimento/controllo.
Grazie all’acquisizione stabile delle nuove competenze, il paziente
potrà procedere in autonomia a conclusione del percorso di trattamento.
Conclusioni
Gli studi presenti in letteratura sugli outcomes clinici di diversi
approcci di ringiovanimento facciale attraverso manipolazioni della
muscolatura orofacciale, rappresentati attualmente da singoli case
reports e piccole case series, evidenziano risultati generalmente
positivi (Aram et. al., 2018; Raina D’souza et al. 2014; Arantes de
Arizola et al., 2012; Gonçalves dos Santos et al., 2011; Matos et al.,
2010). La realizzazione di esercizi isometrici, statici, dinamici,
massaggi e manovre specifiche sembra possa aiutare nella prevenzione e
nella riduzione delle rughe facciali. Nello specifico sono stati
osservati: riduzione delle rughe intorno agli occhi, assottigliamento
delle rughe di espressione, assottigliamento delle rughe della fronte,
incremento volumetrico e di definizione delle labbra, incremento della
tonicità delle guance, riduzione delle rughe sul collo, riduzione del
solco nasolabiale, incremento della tonicità della pelle, simmetria
degli occhi, miglioramento del tono muscolare, maggiore definizione
mandibolare, adeguatezza delle funzioni stomatognatiche, attenuazione
dei segni dell’età. Tali riscontri positivi, tuttavia, vanno
interpretati considerando i pochi studi clinici disponibili che hanno
previsto dati statistici di confronto pre/post trattamento (Arantes de
Arizola et al., 2012; Paes et al., 2007) e alla luce delle procedure di
raccolta dei risultati adottate, prevalentemente basate su questionari
di autovalutazione e valutazioni cliniche conclusive (Fig. 8) (Van
Borsel et al., 2014).
Sembra quindi ancor più promettente un approccio al paziente estetico
basato su un intervento multidisciplinare, che preveda la “compresenza”
di approcci di provato consenso quali la medicina estetica e
l’odontoiatria estetica. In conclusione, resta fondamentale la
necessità di promuovere nuovi protocolli interdisciplinari tra i
professionisti nei tre ambiti, sotto la direzione dell’odontoiatra o del
medico estetico che, affiancando la logopedia estetica a già comprovate
soluzioni integrate, possano avvalersi di questa ulteriore arma nella
lotta all’invecchiamento del volto, nonché favorire il miglior grado di
equilibrio funzionale ed armonia estetica. Grazie allo studio dei nuovi
protocolli proposti e di ulteriori alternative, si potrà in futuro avere
una migliore valutazione statistica dell’evidenza clinica
dell’approccio logopedico su campioni significativi ed arricchirne la
letteratura, ad oggi ancora poco rappresentata.
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