MEDICINA ORALE
20 ottobre 2025

La biopsia orale: obiettivi, tecniche e integrazione clinica

Prof. Silvio Abati

La biopsia delle lesioni della mucosa orale rappresenta uno degli strumenti diagnostici più importanti e affidabili nella valutazione delle patologie orali, in particolare per ottenere la diagnosi definitiva di lesioni, malattie e condizioni patologiche e per distinguere le lesioni benigne da quelle maligne o potenzialmente maligne. La corretta selezione della sede da biopsiare, accompagnata dalle tecniche di biopsia più idonee e dall’utilizzo di metodiche complementari come l’autofluorescenza, rappresenta un approccio integrato fondamentale per migliorare l’efficacia diagnostica e minimizzare le complicanze.

Importanza della biopsia delle lesioni della mucosa orale
Le lesioni della mucosa orale possono derivare da molteplici cause, tra cui lesioni traumatiche, infezioni, patologie infiammatorie, tumori benigni, condizioni pretumorali e tumori maligni. La differenziazione tra queste condizioni è spesso complessa, soprattutto nelle fasi iniziali o in presenza di lesioni di piccole dimensioni. La biopsia permette di ottenere un campione rappresentativo del tessuto alterato, che viene sottoposto ad esame istopatologico per identificare caratteristiche morfologiche tipiche di condizioni benigni o maligne. La diagnosi precoce di lesioni preneoplastiche e neoplastiche è cruciale per migliorare le possibilità di curabilità, ridurre le complicanze e migliorare la prognosi del paziente. Lo strumentario necessario per praticare una biopsia orale è semplice e ridotto: guanti e mascherina, pinzette da tessuti, bisturi con portalama e lama monouso (ad esempio BP15), contenitore con liquido fissativo (formalina tamponata), portaaghi e sutura montata, etichette e scheda di identificazione e invio.

Tipologie di biopsia nelle lesioni della mucosa orale
Le tecniche di biopsia da applicare devono essere scelte in base alla sede, alle dimensioni della lesione, alla sua natura clinica, al sospetto diagnostico e alla presenza di eventuali complicanze. Le principali tecniche di biopsia chirurgica orale sono:

  • Biopsia incisionale: consiste nel prelievo di un campione rappresentativo di tessuto, che comprende parte della lesione e il tessuto circostante. È indicata per lesioni di dimensioni medio-grandi o quando si sospetta che l'intera lesione possa essere maligna. La biopsia incisionale viene eseguita con tecnica chirurgica, previa anestesia locale, con tecnica a lama fredda, cioè con bisturi o con cd. il punch se sede e lesione sono adatte.
  • Biopsia escissionale: viene prelevata l’intera lesione, di solito se di piccole dimensioni, ed è particolarmente indicata per lesioni clinicamente considerate benigne e in cui la terapia definitiva consiste nella rimozione chirurgica; questa tecnica permette di rimuovere completamente la lesione e ottenere un campione diagnostico adeguato. Biopsia multipla con mappatura: in caso di lesioni estese o di difficile diagnosi, può essere eseguita in più punti, prelevando campioni e mappando la lesione, ad esempio una estesa leucoplachia, per ridurre il rischio di diagnosi erronea.
  • Biopsia con punch: utilizza uno strumento monouso con una lama circolare per prelevare un cilindro di tessuto di dimensioni predeterminate. È particolarmente utile in sedi come le gengive o per lesioni solide e spesse e in zone di difficile accesso.
  • Biopsia per aspirazione con ago sottile (FNAB): meno invasiva, ma poco indicata per l’analisi istopatologica di tessuti. Può essere utile per lesioni intraossee o analisi di linfonodi o di lesioni cistiche o con caratteristiche architettoniche complesse.

Ogni tecnica ha i suoi vantaggi e limiti, e la scelta deve essere effettuata tenendo presente la sede della lesione, le sue caratteristiche cliniche, e l’obiettivo diagnostico. Per le lesioni piccole e ben delimitate, inferiori a 1-2 cm, la biopsia escissionale, che comporta la rimozione dell’intera lesione, è spesso la scelta migliore perché permette di ottenere un campione diagnostico ed è curativa. Per le lesioni più grandi o estese, o con sospetto di malignità, è preferibile la biopsia incisionale, poiché consente di prelevare un campione rappresentativo senza dover rimuovere tutta la lesione, riducendo il rischio di complicanze e di alterare la forma della mucosa, in caso di successivo intervento chirurgico radicale e demolitivo.

In generale, non è indicato l’utilizzo di laser a diodi per praticare una biopsia chirurgica delle mucose orali, perché gli artefatti da ustione dei tessuti, in particolare in corrispondenza dei bordi della lesione, possono compromettere il lavoro di analisi del campione prelevato, e inficiare la diagnosi finale. La collaborazione tra odontoiatra, stomatologo, igienista dentale e anatomopatologo, così come l’attenta pianificazione preliminare, garantiscono che la biopsia sia efficace, sicura e diagnosticamente affidabile. L’adeguata formazione ed esperienza consentono di ottimizzare i risultati e migliorare gli esiti clinici, contribuendo a una gestione più efficace delle patologie orali. Nel caso di lesioni sospette, per la storia clinica, le abitudini a rischio del paziente, l’evoluzione nel tempo o l’aspetto macroscopico, in particolare nel sospetto di lesioni pretumorali o tumorali, può essere utile o necessario il ricorso a metodi ausiliari per migliorare la visualizzazione o il contrasto dei tessuti. Questo può essere necessario in particolare se la lesione sospetta è molto estesa, ed è indispensabile la scelta della zona più significativa da biopsiare, oppure poco o malamente distinguibile dal tessuto sano circostante. Le tecniche applicabili in campo odontoiatrico, più diffuse e attendibili nei risultati, sono la colorazione vitale con il Blu di Toluidina (cd. colorazione di Mashberg) e il rilevamento dell’autofluorescenza della mucosa orale (OFI=oral fluorescent imaging).

Colorazione vitale e autofluorescenza come metodi di supporto alla biopsia La colorazione con blu di toluidina è una tecnica semplice e non invasiva utilizzata come ausilio nella diagnosi di lesioni maligne e pre-maligne del cavo orale. Il blu di toluidina è un colorante metacromatico cationico che utilizzato sui tessuti viventi può colorare le aree dell’epitelio displastico e neoplastico, rendendole blu. Il meccanismo con cui il blu di toluidina si lega alle cellule ad alto rischio e maligne non è completamente compreso; alcune ipotesi includono la sua affinità con gli acidi nucleici, che si traduce nel suo legame con cellule contenenti elevate quantità di DNA e RNA, e la sua tendenza a legare mucopolisaccaridi solforati. La sua sensibilità è elevata, tuttavia ancora dibattuta, in quanto dipendente dalla competenza dell’operatore. La specificità, tuttavia, rimane bassa, perché le ulcerazioni della mucosa di qualsiasi natura (traumatiche, infiammatorie, pre-neoplastiche) tendono a legare il blu di toluidina.

L’impiego della colorazione è utile per identificare la zona da biopsiare nel contesto di una grossa lesione. L’autofluorescenza è una metodica diagnostica non invasiva che sfrutta le proprietà di fluorescenza dei tessuti sani rispetto ai patologici per migliorare la visualizzazione delle lesioni orali e riconoscere le aree sospette che richiedono l’approfondimento diagnostico con la biopsia. La tecnica dell’autofluorescenza rappresenta un ausilio non invasivo, per l’individuazione di lesioni della mucosa orale e la selezione delle sedi da biopsiare. L’autofluorescenza si basa sulla capacità di alcuni tessuti di emettere luce fluorescente quando sono illuminati con una particolare lunghezza d’onda di luce, generalmente blu o violetto, tra i 400 e i 460 nm. Questa fluorescenza intrinseca deriva dalla presenza di composti naturali nel tessuto, chiamati fluorofori, come collagene, elastina, NADH e FAD. In condizioni di salute, questi fluorofori emettono luce fluorescente se eccitati dalla luce di stimolazione. In presenza di alterazioni cellulari e strutturali associate a displasia o neoplasia, si verificano modifiche nella composizione e nell’organizzazione dei componenti tessutali, come la riduzione della densità di collagene o la modifica del metabolismo cellulare. Questi cambiamenti causano variazioni nella fluorescenza, che si manifestano come aree scure o ipofluorescenti rispetto alla mucosa circostante sana.

La valutazione dell’autofluorescenza della mucosa orale può essere realizzata nell’ambulatorio, mediante apparecchi portatili, occhiali filtranti o appositi laser, illuminando la mucosa con la luce blu-violetta del dispositivo o di una lampada per polimerizzazione dei compositi e visualizzando in tal modo la fluorescenza intrinseca del tessuto. Questa metodica permette di identificare le aree sospette di tessuto anomalo dove effettuare il prelievo bioptico come zone scure rispetto alla mucosa fluorescente circostante. L’utilizzo di questa tecnica permette di migliorare la precisione diagnostica, limitare le biopsie a zone realmente patologiche e ridurre i rischi di biopsie non mirate e di diagnosi falsamente negative.

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