NORMATIVE
10 febbraio 2023

L’inquinamento acustico nello studio odontoiatrico: un aspetto da non sottovalutare

Patrizia Biancucci

Si parla poco dei danni acustici nello studio dentistico malgrado, secondo i pochi studi disponibili, gli odontoiatri si trovino in una posizione al limite del rischio di danni acustici. Il rumore dell’aspiratore e del compressore sono tra i principali fattori di stress, che possiamo definire “stress da lavoro correlato”, ma non solo.
Lo scroscio vorticoso dell’aspiratore, intervallato da acuti gracchianti, il fischio sirenico della turbina, il sibilo hard-rock dell’ablatore: la sala operativa è una sala da concerto dove risuonano musiche disarmoniche e quantomeno fastidiose. Spesso trascurato da progettisti e produttori, il rumore è un nemico subdolo che mina la salute fisica e psichica. Eppure il problema è noto da tempo, tanto che già nel 1959 l’American Dental Association raccomandava agli odontoiatri controlli periodici dell’udito.
Fortunatamente il valore medio del rumore, calcolato per un’esposizione media di otto ore lavorative nello studio dentistico, è compreso tra 70 e 77 dB, restando a congrua distanza dalla soglia di 85 considerata dannosa per l’udito. Le variabili che entrano in gioco sono molteplici, compresi i fattori individuali. Ma come proteggersi? Tra le altre cose si trovano in commercio cuffie protettive che garantiscono una riduzione variabile tra i 25 e i 35 dB, oppure è possibile farsi realizzare una coppia di otoprotettori su misura di dimensioni molto ridotte. Va ricordata l’opportunità di estendere la protezione ai dipendenti esposti al rumore, in osservanza del Decreto legislativo 81/2008 che obbliga il professionista a prevenire i rischi e a proteggere i dipendenti, analizzando le condizioni di lavoro e apportando le modifiche più opportune.
Per approfondire l’argomento abbiamo rivolto qualche domanda al dr. Fabio Beatrice, specialista in otorinolaringoiatria e audiologia, primario emerito di otorinolaringoiatria in Torino, già presidente della Società Italiana di Tabaccologia, direttore scientifico di MOHRE (Mediterranean Observatory on Harm Reduction) in Roma, medico competente, membro del Board scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di linee guida sul tabagismo. Coautore della metodica Albera Beatrice in tema di ipoacusia professionale, autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche di cui 58 su PubMed, monografie, capitoli di libri, relazioni nazionali e libri di successo.

Prof. Beatrice, i problemi di salute comuni tra i dentisti includono lombalgia, disturbi della vista, allergie, stress, affaticamento, mal di testa, fastidio e acufeni. In quale misura incide il rumore nello studio odontoiatrico?
Secondo una classifica pubblicata da una rivista tedesca, l’odontoiatria si piazza al settimo posto tra i lavori più rumorosi. Con picchi di 90 decibel sta a 50 dB da chi lavora sulle piste aeroportuali che è al primo posto, a 30 dB dagli operai di cantieri stradali e a 20dB dai baristi. Fortunatamente il valore medio del rumore, calcolato per un’esposizione media di otto ore lavorative in uno studio odontoiatrico è compreso tra 70 e 77 dB, restando al di sotto della soglia di 80 dB alla quale inizia la potenziale lesività del rumore e a buona distanza dalla soglia di 85 considerata sicuramente dannosa per l’udito. Ma si deve tener conto che questo limite può essere raggiunto e superato dalla turbina, che è lo strumento più rumoroso e anche quello più vicino all’orecchio dell’operatore. In questa variabilità entrano in gioco diversi fattori come il tipo di turbina e il materiale su cui lavora; inoltre, come sempre in medicina, non bisogna dimenticare i fattori di predisposizione individuali.

Da uno studio pubblicato su PubMed il 24 maggio 2021, risulta che i dentisti con più di 10 anni di esperienza e più di 8 ore di lavoro quotidiano hanno il più alto rischio di ipoacusia. Ritiene che in Italia esista questa consapevolezza tra gli operatori odontoiatrici? E che dire delle aziende produttrici di manipoli, compressori e altri dispositivi?
 
Anche un lavoro di Myers del 2016 dimostra che gli odontoiatri sono significativamente più affetti da acufeni rispetto alla popolazione generale, pur non distinguendosi da questa come prevalenza di riduzione dell’udito per fascia di età. Una precedente ricerca sudamericana di Lopez del 2012 ha invece dimostrato che i dentisti hanno un rischio maggiore di perdere l’udito delle alte frequenze (comprese tra 9.000 e 16.000 Hz), normalmente non comprese negli esami fonometrici. Meritano una segnalazione anche i possibili danni da stress acustico, in particolare quelli relativi alla pressione arteriosa. Obiettivo delle aziende produttrici è certamente quello di ridurre il rumore alla fonte con interventi tecnologici che abbassino i livelli di rumorosità operativa dei vari strumenti ma non bisogna dimenticare la possibilità, in certi casi, di attivare una protezione specifica dell’odontoiatra.

Particolarmente fastidioso e stressante è sicuramente l’aspirasaliva. Pensa che la costante esposizione a rumori di questo tipo (tecnicamente detti tonali), può ridurre il rendimento lavorativo attraverso l’aumento dello stress negli operatori odontoiatrici?
Certamente un rumore che superi i livelli di 80 dB(A) Lepd può avere effetti biologici quali innalzamento della soglia di stress, della secrezione gastrica e riduzione dell’attenzione. Ovviamente una cosa sono i valori di picco e un’altra cosa sono i valori medi orari della esposizione al rumore. La buona notizia è che gli effetti biologici del rumore, dei quali abbiamo accennato, regrediscono una volta che questo cessa.

Prof. Beatrice, esiste una correlazione tra l’esposizione costante al rumore e il rischio di ipertensione?
Sì, un rumore cronico può essere invocato quale causa di un aumento dei valori pressori ma anche in questo caso cessando l’esposizione i valori rientrano nei parametri ordinari.

Si può arrivare addirittura a problemi di salute mentale?
I livelli di esposizione a rumore in uno studio odontoiatrico non sono correlabili con problemi di salute mentale ma le situazioni di stress legate non solo al rumore ma anche agli intensi ritmi di lavoro e l’esigenza di mantenere a lungo la concentrazione certamente possono influire su situazioni di affaticamento mentale. Meglio dunque prendersi qualche pausa ogni tanto.

Già nel 1959 l’American Dental Association raccomandava agli odontoiatri controlli periodici dell’udito. A che punto siamo oggi in Italia?
Per quanto attiene gli obblighi di sorveglianza questi devono essere valutati da un esperto attraverso una analisi dei fattori di rischio specifici che sono inseriti del DVR (documento di valutazione dei rischi). Tra 80 ed 85 dB c’è una indicazione di sorveglianza mentre gli obblighi scattano sopra gli 85 dB(A) Lepd. Negli studi odontoiatrici siamo in prossimità degli 80 dB ma esistono picchi anche elevati a seconda delle procedure che vengono utilizzate. Un aspiratore arriva a circa 76 dB mentre i motori possono arrivare anche a picchi di 92 dB come le turbine. È il tempo di esposizione globale che diventa importante ai fini di una analisi di rischio.

Prof. Beatrice, in che modo i dentisti possono adottare misure preventive per ridurre i danni dell’udito? Non potendo eliminare i rumori, pensa che i tappi per le orecchie con filtro personalizzato potrebbero funzionare?
Inserti auricolari su misura possono essere una buona soluzione per chi accusa particolare sensibilità al rumore.

 Abbiamo una normativa di riferimento per quanto riguarda la sicurezza negli studi odontoiatrici che includa eventuali danni da rumori?
 
Ciascuno studio presenta tipologia di lavoro e specificità che sono esaminate dagli esperti di sicurezza del lavoro che, con opportune misurazioni, si avvalgono di fonometri attraverso il quali sapranno individuare i rischi specifici relativi al rumore e le relative misure di prevenzione. Con l’evoluzione tecnologica il rischio rumore si è ridotto rispetto a una volta e inoltre la sensibilità alla protezione e alla prevenzione è aumentata, e questo ci rende cautamente ottimisti sul futuro dell’udito delle nuove generazioni di odontoiatri.

 

 Immagine di mdjaff - Freepik

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