Scopo del lavoro
L’obiettivo dello studio è di valutare in vivo se il trattamento
parodontale non chirurgico laser assistito sia in grado di mantenere più
a lungo i risultati ottenuti rispetto a quelli raggiunti con la sola
terapia tradizionale.
Materiali e metodi
Per lo studio sono stati arruolati 11 soggetti con malattia parodontale,
senza porre limite di stadio e grado, che non fossero fumatori e/o
affetti da patologie sistemiche. In prima seduta (T0), ad ognuno di
loro, sono stati rilevati i parametri clinici di profondità di sondaggio
(PPD), sanguinamento al sondaggio (BoP) e perdita di attacco clinico
(CAL). Lo studio è stato condotto in split-mouth: secondo e terzo
quadrante sono stati trattati con sola terapia causale mentre primo e
quarto sono stati trattati con la terapia parodontale non chirurgica
laser assistita. I soggetti sono stati rivalutati successivamente a 15
(T1), 30 (T2) e 60 (T3) giorni.
Risultati
Per tutti i parametri presi in considerazione (BoP, PPD e CAL), i
risultati non hanno mostrato differenze statisticamente significative
tra le due zone trattate; si sono però evidenziate delle differenze
clinicamente significative.
Conclusioni
Essendo il campione troppo piccolo e non avendo effettuato rivalutazioni
più in la nel tempo possiamo affermare che dal punto di vista
statistico non siano state evidenziate differenze significative. Avendo
però evidenziato differenze clinicamente significative ci poniamo
l’obiettivo di continuare lo studio aumentando il numero dei soggetti
inclusi nel campione ed effettuando ulteriori rivalutazioni dei
parametri presi in considerazione.
Introduzione
La malattia parodontale è una patologia infiammatoria cronica causata
dall’interazione di effetti diretti (batteri e i prodotti derivanti dal
loro metabolismo) ed indiretti (risposta immunitaria dell’ospite) il cui
risultato si traduce in perdita di tessuto parodontale1. Attualmente,
la terapia causale è il primo approccio al trattamento della malattia
parodontale ed ha lo scopo di arrestare il processo infiammatorio
attraverso la riduzione dei microrganismi patogeni.
Negli ultimi anni alcuni autori hanno affermato che l’utilizzo del laser
a diodo a luce pulsata in supporto alla strumentazione meccanica ed
ultrasonica sia in grado di aumentare l’efficacia del trattamento
parodontale non chirurgico2.
La malattia parodontale
La malattia parodontale è una patologia infiammatoria cronica,
multifattoriale e complessa derivante dall’interazione tra microbiota
subgengivale, risposta immunitaria dell’ospite e modificazione dei
fattori ambientali che porta alla distruzione dei tessuti di supporto
dell’elemento dentale (Fig. 1)3.

Fig. 1
Il cavo orale, grazie alla presenza di nicchie ecologiche che
favoriscono la loro crescita, ospita una grande quantità di
microrganismi, i quali, organizzandosi sottoforma di biofilm ed
instaurando relazioni sinergiche tra loro ed il nostro organismo vivono
in perfetto equilibrio (eubiosi) proteggendoci dalla colonizzazione di
batteri patogeni. L’insieme dei microrganismi (batteri, virus, funghi e
protozoi) che popolano il nostro cavo orale prende il nome di
microbiota4. Nonostante ciò la maggior parte delle patologie che si
sviluppano all’interno del cavo orale sono legate alla presenza di
microrganismi5. La rottura dell’omeostasi tra il microbiota commensale e
il nostro sistema immunitario, definita come disbiosi, pone le basi per
lo sviluppo di patologie come carie, gengiviti e parodontiti6, ai quali
si aggiungono fattori di rischio individuali modificabili e non7.
Essendo la placca batterica l’eziologia primaria della malattia
parodontale, il suo trattamento sarà mirato alla rimozione e al
controllo del biofilm attraverso due approcci: domiciliare e
professionale. L’igienista dentale ha l’importante compito di educare
continuamente il paziente al controllo quotidiano della placca batterica
attraverso la sua rimozione meccanica (spazzolino e sussidi
interprossimali)8. A livello professionale, attualmente, la terapia
causale è il primo approccio per il trattamento della malattia
parodontale con lo scopo di arrestare il processo infiammatorio
attraverso la riduzione dei batteri patogeni2.
Laser a diodo
Il termine Laser è l’acronimo di “Light Amplification by Stimulated
Emission of Radiation” ed indica un singolo, non divergente ed intenso
fascio che attualmente viene utilizzato come trattamento a supporto
della terapia parodontale non chirurgica9, 10.
Le proprietà terapeutiche del Laser sono state analizzate e studiate fin
dalla sua scoperta11, Genovese nel 2000 afferma che il suo utilizzo a
basse intensità sia in grado di svolgere attività anti- infiammatorie,
analgesiche e di coadiuvare la guarigione dei tessuti molli
(biostimolazione)12 ai primi studi effettuati in vitro risulta che
l’utilizzo del LASER a fascio focalizzato utilizzato in modalità
continua sia in grado di apportare modificazioni morfologiche negative a
livello radicolare (crepe, fessure e rugosità);13-17 mentre, al
contrario, l’utilizzo di un fascio defocalizzato e pulsato è in grado
modificare dal punto di vista morfologico la superficie radicolare
ricreando uno strato omogeneo di dentina occludendo i tubuli dentinali
senza apportare danni18-20. Inoltre, i gruppi sottoposti a terapia
parodontale laser-assistita non presentavano residui di cellule
batteriche. I risultati suggerirono che la strumentazione tradizionale
seguita dall’utilizzo del Laser a diodo potesse migliorare le condizioni
della radice degli elementi dentali, rendendo più efficace il
trattamento21. Fontana et al. nel 2004 attraverso uno studio effettuato
sui ratti dimostrano che il suo utilizzo a media potenza a supporto
della terapia causale sia in grado di diminuire la quantità di batteri
patogeni (A. Actinomycetencomitans, P. intermedia e P. Gingivalis)
alleviando così l’infiammazione22. La riduzione dell’infiammazione
sembra essere una conseguenza della riduzione dello stress ossidativo:
l’applicazione del LASER all’interno della tasca parodontale, dopo aver
effettuato strumentazione meccanica, ha mostrato una riduzione
significativa dei livelli delle metalloproteinasi (MPO) rispetto al
gruppo trattato solo con terapia standard. Essendo la produzione delle
MPO controllata dai neutrofili, la riduzione delle prime suggerisce che
il laser sia in grado di ridurre la quantità dei secondi che ha come
risultato la riduzione dello stress ossidativo2. Le proprietà
anti-infiammatorie del Laser derivano anche dalla sua capacità di agire a
livello dei tessuti molli attivando i mastociti, aumentando la
proliferazione dei linfociti ed aumentando la loro attività
mitocondriale e quindi l’attivazione di ATP. Tra le sue attività
terapeutiche è stata approfondita anche la capacità biostimolante
(fototerapia): il processo di guarigione dei tessuti viene accelerato
grazie alla luce LASER utilizzata a bassa potenza, la quale, causa
cambiamenti bioelettrici, biochimici e bioenergetici a livello
cellulare. I cambiamenti apportati stimolano ed aumentano l’attività
mitotica di cellule endoteliali, epiteliali e fibroblasti con
conseguente aumento di sintesi del collagene e, quindi, accelerata
rigenerazione tissutale23-25. Gli effetti anti-infiammatori, analgesici,
rigenerativi e battericidi del laser fanno supporre che il suo utilizzo
possa migliorare l’efficacia e i risultati del trattamento parodontale
non chirurgico; attualmente non esistono però modalità di utilizzo
(livello di energia, periodo e tempo di applicazione nelle tasche
parodontali) standard che possano garantire effetti certi; gli studi
sono ancora contrastanti tra di loro23.
Scopo del lavoro
Sulla base delle informazioni tratte dalla letteratura potremmo
affermare che l’utilizzo del LASER a diodo possa aumentare l’efficacia
del trattamento parodontale non chirurgico grazie ai sui effetti
biostimolanti, batterici, antinfiammatori ed analgesici23. Essendo i
risultati in letteratura contrastanti tra loro, lo scopo del nostro
studio è stato quello di valutare se l’utilizzo del Laser a diodo a
supporto della terapia causale possa migliorare i risultati ottenuti con
la sola terapia parodontale e se questi risultati possano essere
mantenuti nel lungo termine.
Materiali e metodi
Per lo studio sono stati arruolati 11 soggetti affetti da malattia
parodontale senza tenere conto del grado e della severità della
patologia. Dal campione sono stati esclusi tutti i soggetti fumatori e/o
affetti da patologie sistemiche.
Ognuno di essi è stato sottoposto ad una prima seduta (T0) in cui sono
stati rilevati i parametri clinici di PPD, CAL e BoP; successivamente lo
studio è stato condotto in SPLIT-MOUTH: I e IV quadrante sono stati
trattati con terapia parodontale laser assistita, II e III con la solo
terapia causale. Motivati ed istruiti ad una corretta igiene orale
domiciliari sono stati rivalutati a 15 (T1), 30 (T2) e 60 (T3) giorni.
Terapia causale
La rimozione della placca batterica dalle superfici è stata rimossa
tramite l’utilizzo di uno spazzolino rotante su micromotore e il filo
interdentale. Successivamente, il trattamento parodontale non chirurgico
è stato effettuato in tutti i siti patologici con l’utilizzo di
ultrasuoni e curette.
Laser a diodo
Primo e quarto quadrante sono stati successivamente trattati con l’utilizzo del LASER a diodo secondo le seguenti modalità:
- Potenza: 2,5 W;
- Modalità di impulso: pulsata;
- Lunghezza d’onda: 980 nm;
- Tip parodontale;
- Tempo di utilizzo: 1 minuto per ogni sito patologico.
Elaborazione dei dati
Ogni singolo parametro raccolto è stato inserito all’interno di tabelle
Excel per l’analisi statistica. Per ogni variabile sono state calcolate
le statistiche descrittive (media e deviazione standard) e
successivamente, per valutare la differenza tra le due zone trattate, è
stato applicato il test T di Student ponendo la significatività
<0,05.
Risultati
Analizzati i risultati relativi ai parametri di BoP, PPD e CAL non si
sono evidenziate differenze statisticamente significative tra le due
zone trattate. Infatti, ogni parametro preso in considerazione
all’analisi statistica ha mostrato un P value >0,05.
Preso in considerazione il charting parodontale di ogni paziente ad ogni
controllo si sono evidenziate però delle differenze clinicamente
significative: le zone trattate con la terapia causale laser assistita
ho mostrato miglioramenti maggiori per quanto riguardo tutti i tre
parametri presi in considerazione; inoltre, il mantenimento dei
risultati raggiunti per quanto riguarda il parametro BoP sembra essere
mantenuto più a lungo nel tempo. I parametri di CAL e PPD, invece,
sembrano essere mantenuti nel tempo in egual modo in entrambi i casi
(Figg. 2-4).
Discussione
La malattia parodontale è una patologia infiammatoria cronica,
multifattoriale e complessa derivante dall’interazione tra microbiota
subgengivale, risposta immunitaria dell’ospite e modificazione dei
fattori ambientali3. Attualmente, la terapia causale è considerata il
gold standard per il suo trattamento con l’obiettivo di arrestare il
processo infiammatorio cronico attraverso la riduzione dei microrganismi
patogeni2. Molteplici autori, negli anni, hanno evidenziato che
l’utilizzo del LASER a diodo a supporto della terapia parodontale non
chirurgica possa migliorare i risultati del trattamento stesso grazie ai
suoi effetti anti-infiammatori, analgesici, rigenerativi e
battericidi9, 23. Ad oggi non esistono protocolli standard per la sua
applicazione ma nella pratica clinica viene utilizzato principalmente
per la sua attività battericida: la sua capacità di ridurre
microrganismi patogeni come A. Actinomycetencomitans, P. Intermedia e P.
Gingivalis sembrerebbe apportare miglioramenti a livello dei seguenti
parametri clinici: profondità di sondaggio (PPD), sanguinamento al
sondaggio (BoP) e perdita di attacco clinico (CAL)2, 26-28.
Contrariamente a quanto affermato, altri autori concludono che l’impiego
del Laser a diodo a supporto della terapia causale non mostri
differenze statisticamente significative tra gli indici valutati
rispetto alla sola terapia tradizionale29, 30.
A causa delle conclusioni discordanti, gli studiosi affermano che ci sia
la necessità di effettuare degli approfondimenti a riguardo. A tal
proposito, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare se
l’utilizzo del LASER a diodo a supporto della terapia causale possa
effettivamente apportare dei miglioramenti a livello dei parametri
clinici di sanguinamento al sondaggio, profondità di tasca e perdita di
attacco clinico rispetto al solo trattamento parodontale non chirurgico;
presupponendo che i miglioramenti ottenuti possano essere mantenuti più
a lungo nel tempo. Lo studio è stato condotto nell’arco di un anno ed è
stato reso possibile grazie alla partecipazione di soggetti con
malattia parodontale che hanno accettato di sottoporsi ai due differenti
trattamenti.
Dai risultati delle statistiche si evince che:
- Osservando le tabelle che prendono in considerazione le medie dei
parametri clinici rilevati, i risultati sembrano essere migliori nella
zona sottoposta a terapia causale laser assistita;
- Osservando le tabelle relative alle differenze delle medie tra i due
gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente
significative per nessun parametro;
- Osservando le tabelle relative alle differenze delle medie tra i due
gruppi rispetto a T0, non sono state evidenziate differenze
statisticamente significative per nessun parametro;
- Osservando le tabelle relative alle medie di ogni parametro, i
risultati sembrano essere mantenuti nel tempo in entrambi i casi.
Conclusioni
Concludendo possiamo affermare che statisticamente non si siano
evidenziate differenze significative ma dal punto di vista clinico sono
state evidenziate delle differenze per tutti e tre i parametri presi in
considerazione (BoP, PPD e CAL). Tali risultati possono essere dovuti al
fatto che il campione preso in considerazione possa essere troppo
piccolo e che i soggetti debbano essere rivalutati ancora nel tempo. I
limiti di questo studio pongono le basi per un ulteriore
approfondimento: probabilmente, aumentando il numero del campione e
continuando a rivalutare i soggetti nel tempo, i risultati potranno
avvicinarsi alla significatività.
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