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18 giugno 2020

L’Onorevole Rossana Boldi presenta una interrogazione al Ministro Speranza: Dentix e il contrasto di interessi

By Redazione Management Odontoiatrico



La notizia apparsa sul sito Andi.it conclude dieci giorni di commenti, repliche e dichiarazioni di vari attori del dentale ma e soprattutto della Federconsumatori. Apparentemente, la Federazione Nazionale dei Consumatori, in rappresentanza dei pazienti che si sono a loro rivolti, i sindacati Andi e Aio e la Cao Nazionale, a sostegno di tali diritti e dei loro iscritti, indicano come possibile “panacea” di tutti i mali sistemi di organizzazione societaria degli studi professionali non più come società di capitali ma come STP. Su questo sembrano pertanto perseguire obiettivi comuni.

Per semplificare e per rappresentare gli interessi dei cittadini e degli odontoiatri tutti, riportiamo il comunicato apparso sul portale Fnomceo del 15 giugno e le dichiarazioni del Presidente della Cao Iandolo. “I fatti sono ormai noti: 57 cliniche della catena Dentix hanno chiuso per il lockdown. E non hanno ancora riaperto, lasciando i pazienti senza cure odontoiatriche. Cure per le quali avevano versato un sostanzioso acconto, o si erano affidate a una finanziaria, che ora pretende il pagamento delle rate. Questo ci dice una cosa importante, e ci dà una lezione altrettanto significativa – sottolinea il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) nazionale, Raffaele Iandolo -. Oggi, in Italia, una società può aprire i battenti senza dare garanzie per quanto riguarda la continuità delle cure, oltre che dal punto di vista economico-finanziario, sia nei confronti dei pazienti, sia dei colleghi odontoiatri che lavorano nella struttura. Questo, secondo la CAO nazionale, è un fatto intollerabile, al quale bisogna mettere un argine e porre rimedio”.

Oggi l’argine e il rimedio li abbiamo già: sono costituiti dallo strumento delle Società tra Professionisti – spiega Iandolo -. È necessario un provvedimento normativo che obblighi chi vuole fare società in ambito odontoiatrico a destinare i due terzi delle quote a odontoiatri, che possano dare garanzie da un punto di vista deontologico e di etica professionale. Le Società tra professionisti, infatti, devono essere iscritte agli Ordini e quindi sono sottoposte anche al controllo deontologico da parte dell’istituzione ordinistica”.
“Solo così – conclude il Presidente della CAO nazionale – si potranno ripristinare le giuste garanzie, sia per i pazienti, sia per i colleghi che dovessero lavorare nell’ambito di queste strutture
”.

Il comunicato di Federconsumatori, il primo dell’8 giugno scorso, aveva un titolo particolare:
“Salute: la chiusura della catena odontoiatrica Dentix lascia centinaia di pazienti senza cure e con ingenti prestiti. Necessaria una riforma del settore che preveda un potenziamento del pubblico e un controllo sul privato”
Il comunicato contiene questa frase:
“Chi opera scorrettamente, approfittandosi della necessità di cura dei cittadini, non potrà e non dovrà farla franca: a maggior ragione in un momento come quello che le famiglie stanno attraversando all’indomani della pandemia e delle pesanti conseguenze sul piano economico che ha determinato.
Le cure odontoiatriche per troppi cittadini sono divenute un vero e proprio calvario: abbandonati dal settore pubblico, vittime, nel privato non regolato, di società di capitali, votate al puro incasso finanziario e spesso prive di deontologia medica. Per questo ci siamo rivolti al Ministro Speranza, chiedendo un incontro per discutere e pianificare una necessaria e urgente riforma del settore, che preveda, da un lato, investimenti diretti da parte del settore pubblico (Stato e Regioni), dall’altro, una regolazione del settore privato che metta al centro la forma societaria della Società Tra Professionisti (STP), con uno stop alle società di capitali. Questa soluzione, a nostro avviso, meglio di altre riesce a coniugare maggiori garanzie per i cittadini dal punto di vista della sicurezza e completezza delle cure, nonché della solidità del soggetto erogatore”.

Nel comunicato Andi di oggi si legge: “Si rende evidente la necessità di una riforma del settore – ha sostenuto Boldi – che tuteli i diritti dei pazienti e dei professionisti, ripartendo dall’alleanza terapeutica tra gli stessi, come richiesto a più riprese dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani”.
L’Onorevole Rossana Boldi ha anche sottolineato come “dinanzi a questi ricorrenti episodi riteniamo, a dir poco, fuori luogo i passaggi del comunicato diramato dall’Associazione nazionale centri odontoiatrici (ANCOD), in cui si accusa la Federconsumatori di portare avanti battaglie di retroguardia, a difesa della vecchia corporazione che ha sempre vessato i pazienti con prezzi alti e nessuna garanzia”.
Rossana Boldi ha concluso il suo intervento chiedendo al Ministro della Salute “se e quali iniziative di competenza intenda adottare per riformare la disciplina di settore e tutelare, in ogni caso, in maniera piena ed effettiva la posizione dei moltissimi pazienti e lavoratori coinvolti dalla crisi del gruppo Dentix”.
Dal Ministro Speranza è giunta “piena disponibilità, ferme le competenze regionali, a supportare ogni iniziativa finalizzata ad accrescere la tutela degli utenti dei servizi odontoiatrici”.
Nella controreplica l’On. Bondi ha sottolineato la necessità e l’urgenza, più volte richiamata, di modificare la legge n°124 del 4 agosto 2017, in particolare il comma 153 dell’Art.1, ovvero la cosiddetta “legge sulla concorrenza”, facendo riferimento alla possibilità di esercizio dei servizi odontoiatrici da parte delle società di capitale, i cui soci non siano esclusivamente professionisti e alle cautele necessarie.

Dove sono gli intenti diversi?
Certamente mentre Federconsumatori si fa promotore dell’invito al Ministero della Salute a provvedere con un maggior sostegno della sanità pubblica alle cure odontoiatriche, oltre a regolamentare l’erogazione e l’organizzazione delle stesse, la Boldi si preoccupa di tutelare gli interessi dei pazienti-clienti di Dentix ma non ultimo i lavoratori, e meno male, come deve essere in qualsivoglia crisi aziendale. Ma questa richiesta unanime di un regolamento che riporti all’ organizzazione di strutture più complesse in forma di STP, ha trovato in questi anni pareri più o meno favorevoli da parte della categoria e dei loro relativi consulenti.”.