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20 novembre 2020

Dove eravamo e dove andremo: 2019-2020-2021. L’immancabile e puntuale analisi realizzata da UNIDI e ANDI

By Carola Murari


Ieri, 19 novembre, si è svolta la diretta streaming organizzata da UNIDI e ANDI dal titolo “Il rilancio del dentale in vista del nuovo anno. Costruire fiducia in un settore dalle solide fondamenta”: un susseguirsi di interventi degli esperti coinvolti nelle analisi di settore, indispensabili tanto per i professionisti del dentale che per le aziende del settore, introdotte e moderate dal Presidente Nazionale della Commissione Albo Odontoiatri, Raffaele Iandolo, dopo l’introduzione alla ricca mattinata del presidente ANDI, Carlo Ghirlanda, e del presidente UNIDI, Gianfranco Berruti.

Al centro la ricerca e le sue metodologie in un dialogo aperto tra i diversi contributi presentati nel corso del programma a partire dai dati raccolti nello studio di settore UNIDI da Keystone, presentati dal suo Presidente, Roberto Rosso, a quelli del Centro Studi ANDI raccolti e divulgati ieri da Aldo Piperno, Luigi Russo e Roberto Calandriello.

L’analisi di mercato di Roberto Rosso, dal titolo “Il comparto dentale in Italia e le dinamiche dell’export”, ha messo in luce un rallentamento di crescita del mercato dentale in Italia dell’ultimo anno (2019) mentre gli anni precedenti erano stati caratterizzati da un trend di aumento di crescita medio a partire dal 2016 del 4,5%, soprattutto grazie al comparto tecnologico che ha presentato i tassi di crescita più elevati. Lo studio ha registrato, nel 2019, una crescita più marcata anche per quanto riguarda i servizi di dispositivi medici su misura. In particolare, gli allineatori ortodontici presentano una crescita superiore al 50%. Sempre relativamente al comparto dei servizi di produzione digitale, le tecnologie e i software Cad-Cam registrano una crescita che sfiora il 20% rispetto al 2018. Interessante anche l’andamento del mondo dei software gestionali per lo studio dentistico, che, così come nella produzione, presenta un trend di crescita similare.

Il 2020 è partito con tassi di crescita positivi per i primi due mesi ma il tutto è stato fortemente messo in discussione dalle conseguenze dell’emergenza pandemica, dalle chiusure forzate degli studi dentistici, dai tanti magazzini di grandi aziende del dentale rimasti impossibilitati alla distribuzione locale ed estera. Un forte recupero tra giugno e settembre non è comunque sufficiente per scongiurare un calo di crescita stimato intorno al 20% per la fine del 2020.

Dai dati raccolti fino a giugno 2020 è chiaro che “le sole aree di crescita, legate agli acquisti di dentisti e odontotecnici, si siano concentrate esclusivamente nell’ambito della gestione delle problematiche connesse alla pandemia, con opportunità di business per l’industria ma anche un certo aggravio di costi per gli studi dentistici” ha affermato Rosso commentando un grafico sul sell-out in Italia del suddetto periodo e riferendosi a quel 52 % in più sull’acquisto di dispositivi di protezione individuale e il 7,7% in più sui prodotti per la sanificazione degli ambienti.

È seguita la presentazione dell’ampio lavoro di analisi svolto dal Centro Studi ANDI con l’obiettivo di individuare le dimensioni della spesa odontoiatrica degli italiani e l’impatto che la pandemia ha avuto e continua ad avere sugli studi dentistici. Un’analisi che, come ha sottolineato più volte il prof. Piperno, non ha precedenti e si è anche servita dei dati raccolti dall’ISTAT nei precedenti anni per quanto riguarda la spesa odontoiatrica totale (8,5 miliardi nel 2018 e circa 8 miliardi nel 2019).

È stato costruito un modello previsionale in cui l’andamento della spesa odontoiatrica è stato fatto dipendere da alcune variabili tra cui il PIL, i redditi delle famiglie e il clima di fiducia, solo per citarne alcuni.

A questo si è aggiunto un sondaggio svolto lo scorso ottobre su un campione di 1.888 dentisti italiani differenziati per età, genere e area geografica: “ll sondaggio rivela che nel periodo tra l’8 marzo e il mese di ottobre ( cioè, non per tutto il 2020 dato che sono assenti i mesi precedenti l’8 marzo e quelli successivi ad ottobre), si stima che mediamente gli incassi dei dentisti siano diminuiti del -16,3% a fronte di un calo dell’-11,4% degli accessi e delle visite e un calo del -13% delle cure e dei trattamenti. Una specifica analisi multivariata effettuata per misurare l’impatto che le visite, i trattamenti, l’età del dentista, la dimensione economica degli studi hanno sul livello degli incassi rivela che il fattore principale responsabile del calo degli incassi sono cure e trattamenti.
Cure e trattamenti spiegano l’88% della variazione degli incassi. Il 45% dei dentisti afferma che la limitazione delle cure è stata dovuta a difficoltà economiche per i pazienti.  Il 28,8% dei dentisti attribuisce il calo delle cure al timore, alla ritrosia e alla paura del trattamento. Un sondaggio di popolazione affidato da ANDI a Eumetra rivela però che la fiducia nel dentista rimane elevata e, quindi che, nei casi in cui il paziente abbia scelto di non eseguire un trattamento odontoiatrico, la motivazione non riguarda il suo rapporto col dentista. Peraltro, circa il 20% dei professionisti rivela che le mancate cure sono da attribuirsi alle limitazioni della mobilità relative alle disposizioni sul controllo della pandemia.
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Nei prossimi mesi ANDI, insieme al suo Centro Studi, continuerà a tenere monitorata la situazione mantenendo alta l’attenzione nei confronti dell’impatto che la pandemia ha avuto e continua ad avere sulle singole realtà: cambiamenti non solo a livello di fatturato quindi, ma anche di relazione medico-paziente e di equilibri all’interno del team odontoiatrico. Cambiamenti già in essere prima ed esponenzialmente velocizzati dalla situazione pandemica.