NEWS

09 aprile 2020

Covid 19, è tempo di pianificare

L’industria degli eventi e della Live Communication
lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Alfredo Piccaluga, Consulente, Economista & Commercialista



Scarica qui l'edizione Straordinaria della Gazzetta Ufficiale.


Marzo è Stato un mese ricco di decreti, modifiche operative, ripensamenti a livello istituzionale, blocchi dell’economia e soprattutto, purtroppo, lutti familiari.
Una realtà rivoluzionaria e nuova che ci ha colto impreparati ed ha spinto molti, troppi, a tirare i remi in barca attendendo l’evolversi degli eventi.
Ma il tempo passa, e non possiamo più permettercelo.
È venuto il momento di fare il punto della situazione autonomamente e pianificare il nostro operato di breve periodo.
In questo non si potrà certo fare a meno di seguire le direttive nazionali ed europee. Anche se l’incertezza istituzionale, la moltitudine di protagonisti in gioco e la pluralità di informazioni, spesso imprecise, non aiutano.

L’operatività mortificata degli odontoiatri
Il primo problema che si è dovuto affrontare, stante il blocco generalizzato di ogni attività economica, è stato sicuramente quello operativo. In questa babele informativa si comprese però quasi da subito che gli studi odontoiatrici, a sorpresa, erano stati in parte risparmiati dalle nuove misure. Il che apparve inizialmente contradditorio. Nessuno più di un dentista è tenuto ad operare a stretto contatto con il paziente. Finanche a pochi centimetri dal viso, principale veicolo di contagio.
A tal proposito la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) esortava quindi, giustamente, a ricorrere a cure odontoiatriche solo in caso di emergenza: «Dolori acuti, infezioni quali un ascesso gengivale, traumi o esiti di eventi accidentali sono alcuni esempi di condizioni cliniche che rivestono un carattere di urgenza e che devono poter essere trattati». Iniziativa già presa da molte regioni. L’Emilia Romagna, ad esempio, sin dal 14 marzo chiariva essere “sospesa qualunque erogazione di prestazioni programmabili e non urgenti da parte delle strutture del sistema sanitario privato”.
Ma son pochi i professionisti in grado di mantenere un’attività in perfetto Stato operativo, facendosi carico di tutti i costi fissi (ed i rischi sanitari) connessi, a fronte di pochi interventi d’urgenza.
In molti hanno optato per un’autocensura. Chiudendo quindi provvisoriamente lo Studio.
E sono ora in una fase pericolosa di stallo, che deve concludersi.

Le azioni da intraprendere
Come affrontare questo periodo? La risposta è ovviamente: Con organizzazione e professionalità.
Il vero professionista non si fa sommergere dal marasma, dall’emotività o dal panico. La parola d’ordine è Atarassia. Quod supra nos nihil ad nos.
È necessario pianificare sin da ora delle contromisure ed il focus va portato innanzi tutto sui flussi di cassa.
In breve: ottenere quanta più liquidità possibile, anche se apparentemente superflua in un’ottica di breve periodo, ed onorare gli accordi non prorogati per legge onde favorire la ripartenza.
Banche ed Istituti Finanziari stanno approntando delle procedure per cercare di preservare la liquidità dei loro clienti.
È opportuno ottenere preventivi ‒ a mezzo mail o telefono ‒ su finanziamenti, ampliamenti di fidi, anticipi fatture, etc.. Ed è importante agire tempestivamente perché è facile immaginare che le pratiche saranno smaltite con tempi non brevi. Il tutto in un’ottica prospettica. In questo momento in cui i tassi di interesse sono ancora bassi anche gli studi con ampia liquidità dovrebbero approfittare per richiedere finanziamenti per coprire i fabbisogni di breve periodo e magari cogliere opportunità che potrebbero improvvisamente presentarsi, come per esempio investimenti fino a qualche settimana fa quasi impossibili. Inoltre, gli stessi finanziamenti difficilmente in seguito verranno concessi allo stesso costo.

L’accesso agevolato al credito
Il decreto di aprile, discusso nella mattina del 06, sembra concedere ulteriori opportunità. Ma attenzione, sebbene il decreto non sia ancora ufficialmente in circolazione (ndr, l'articolo è stato realizzato dall'autore prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto, visionabile qui), su di esso si è già favoleggiato contribuendo a diffondere la consueta disinformazione.
È bene ricordare che salvo ripensamenti:
− Non si parla di finanziamenti a fondo perduto;
− Non si parla di finanziamenti a tasso zero;
− Non si parla di finanziamenti per tutti.

L’intervento statale si riassume prevalentemente in una garanzia. Ma il dialogo dovrà svolgersi, come di consueto, con le banche. E senza automatismi.
È innanzi tutto previsto fino al 31 dicembre 2020 l’accesso ad un credito “senza garanzia” anche per gli studi professionali e le società di odontoiatria. Si tratta di finanziamenti per importi non superiori al 25% del fatturato 2019 e comunque con erogazione massima prevista non superiore ad euro 25.000. Questo significa che uno studio che abbia fatturato nel 2019 oltre centomila euro, nel 2020 avrà titolo a chiedere all’istituto di credito sino a 25.000 euro di finanziamento a tasso agevolato garantito al 100% dallo Stato.
Per cui non vi dovrebbe essere la valutazione del merito creditizio da parte degli Istituti Bancari.
Analogamente uno studio che abbia fatturato nel 2019 quarantamila euro, nel 2020 avrà titolo a chiedere all’istituto di credito sino a 10.000 euro di finanziamento.
La durata del prestito va da 24 a 72 mesi, con rimborso del capitale non prima di 18 o 24 mesi dall’erogazione. Il tasso di interesse, comunque da contrattare con l’istituto, sarà inferiore all’1% (si parla di un range compreso tra lo 0,2 ed il 0,5%).
Il grande limite di questa misura, come delle altre, risiede nel fatto che la liquidità erogata sarà rapportata al fatturato del 2019, riducendone l’appetibilità per molte imprese e professionisti. E che comunque andrà autocertificato (e successivamente dimostrato) un sensibile calo dovuto al diffondersi del Covid 19.
Per le realtà più dimensionate, è stata prevista una soluzione similare: Ai prestiti fino a 800 mila euro la garanzia offerta è comunque al 100% (in questo caso 90% Stato e 10% Confidi), senza valutazione mandamentale ma con valutazione del merito creditizio. Meno appetibile quindi.
Ed ancora garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni, posta da Confidi, senza valutazione andamentale. Anche qui i prestiti andranno restituiti entro sei anni.
Grazie alla novazione lo Stato si rende quindi sempre garante per il 90% e finanche 100% nei casi sovraindicati.
La stessa copertura del Fondo sarà poi utilizzabile anche per rinegoziare i finanziamenti già in corso, magari con lo scopo di abbassare gli interessi o aumentare il numero delle rate. In questo caso, ci ricorda l’Enpam, «condizione necessaria perché si possa fare la rinegoziazione è che il nuovo finanziamento che sostituisce il vecchio preveda l’erogazione di credito aggiuntivo pari ad almeno il 10% dell’importo che bisognava ancora restituire. In questo caso le vecchie garanzie fornite dal professionista all’atto della prima richiesta di finanziamento gli verranno restituite, perché entreranno in gioco quelle gratuite previste sempre dal Fondo di garanzia statale».

Non solo liquidità di stato
Tornando all’Enpam, la stessa verserà – con propri fondi – un’indennità a tutti i medici e odontoiatri che svolgono libera professione e che hanno avuto un calo del reddito importante a causa del Covid-19. Ma si parla in questo caso di un calo del proprio fatturato, superiore al 33% rispetto all’ultimo trimestre 2019.
Misura decisa parallelamente all’indennità di 600 euro garantita dallo Stato.
Non va inoltre dimenticato che il decreto “Cura Italia” entrato in vigore lo scorso 17 marzo aveva già previsto la possibilità di sospendere mutui, presiti e finanziamenti non rateali fino al 30 settembre. Opportunità che non va assolutamente ignorata.
Sembra finanche confermata, anche se discutibile, la sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito emessi prima dell’entrata in vigore del decreto di aprile. Con riguardo agli assegni bancari e postali in particolare, si sospende il termine di presentazione al pagamento del titolo a favore del beneficiario.

Agire su più fronti
Lo studio non può mettere in atto singole azioni spot, magari dettate da imbeccate mediatiche, ma dovrà pianificare l’intera operatività di medio periodo.
Laddove sia necessario ridurre in tutto o in parte la presenza in studio, è opportuno presentare richiesta di cassa integrazione. Ora estesa anche a studi e piccole imprese. Questo tipo di ammortizzatori sociali coprono il periodo dal 29 febbraio fino al 31 agosto per un massimo di 9 settimane.
Il consiglio in questo caso è quello di differire e/o rateizzare il più possibile i pagamenti dovuti, approfittando della norma favorevole, ed accedere ad ulteriore liquidità.
Norma che peraltro offre la medesima possibilità anche in tema di scadenze fiscali, le quali con ogni probabilità saranno nuovamente prorogate ma con un criterio legato agli scaglioni di fatturato. Nella maggior parte dei casi sarà necessario, per poter fruire della proroga, dimostrare un calo del fatturato parti o superiore al 33% rispetto ai medesimi mesi dello scorso anno. Addirittura 50% per le realtà economiche di grandi dimensioni.
Per poter mantenere la struttura costituita è necessario poi non perdere l’avviamento. La propria clientela.
Anche concedendo sconti o dilazioni dei pagamenti, comunque meno costosi delle dinamiche che avremmo in alternativa.
Chi impara la strada di un nuovo studio, si fidelizza poi ad esso.
Quanto vale per clienti e collaboratori, va esteso anche ai fornitori.
In questo momento i costi fissi rappresentano il problema principale. Ancor più del mancato incasso. Bisogna sollecitare il confronto, anziché rifuggirlo, e contattare sin da subito i fornitori. Tutti. Anche i padroni delle mura.
Concordare con loro nuove modalità di pagamento, nuove forme di dilazione, etc.. Farlo anche nell’ipotesi di una crisi di liquidità perdurante che ci metta in condizione di non poter onorare tutte le incombenze economiche contratte.
Mancare anche ad un solo impegno sarebbe poco etico oltre che dannoso per tutta l’economia in senso lato. Ma soprattutto sarebbe ben più produttivo effettuare piccoli versamenti a tutti, pur inferiori alle attese, piuttosto che saldare solo alcuni fornitori a dispetto di altri.
Atteggiamento premiante anche da un punto di vista puramente normativo poiché spesso un canone onorato in misura ridotta permette di evitare conseguenze che sarebbero invece inevitabili a fronte di un’omissione completa.
I costi variabili in questo periodo saranno molto ridotti, quindi non dovrebbero essere fonte di preoccupazione, ma è certo che ci siano dei piani di pagamento su forniture già pervenute, che inevitabilmente dovranno essere rivisti e concordati.
La strategia vincente sarà onorare gli accordi. Anche se in misura ridotta o incompleta. E mantenere aperto ogni canale di dialogo.
Ogni crisi, si sa, nasconde opportunità. E sebbene questa sia una crisi indotta e generalizzata, alla quale non si può rispondere con le medesime strategie sfruttate in passato, non fa eccezione.
È necessario agire in maniera razionale nei confronti del calo – puntando su liquidità, innovazione e miglioramento – non solo per resistere all’urto dell’inatteso blocco socio-economico… ma finanche per ottenere un sensibile vantaggio competitivo al momento della ripartenza.