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23 marzo 2020

Professione odontoiatrica: ipotesi di cambiamento dopo il Coronavirus

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Patrizia Biancucci

Si chiama Coronavirus, perché al microscopio assomiglia a una corona. Covid-19 invece “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestato. Riconosciuta come “pandemia” dalla OMS, stiamo vivendo giorni di bombardamento mediatico, in cui siamo costretti a pensare continuamente a questo piccolo nemico invisibile, a dove può annidarsi, in quale momento potrebbe sorprenderci e impadronirsi del nostro corpo, in che modo riesce a superare le difese che mettiamo in atto. Straordinaria emergenza sanitaria che porta con sé una crisi economica epocale, alla quale dovrà inevitabilmente seguire una radicale riorganizzazione del “sistema lavoro” che interesserà anche il comparto odontoiatrico. Al momento i dentisti, tutti o quasi, che hanno chiuso gli studi si fanno domande del tipo “Quanto ho sul conto in banca? Quanto tempo posso resistere a livello economico, considerando i costi fissi? I pazienti torneranno da me o sceglieranno qualcuno più economico? Le tutele ci saranno anche per me come libero professionista e come partita IVA?” e così via. La prima conseguenza di tutto questo è la paura, emozione negativa che spesso è più pericolosa della malattia stessa, perché è irrazionale, a volte fuori controllo fino a crearci una sorta di dipendenza. Vale la pena citare Dan Brown: “Esiste un’unica forma di contagio che si trasmette più rapidamente di un virus. Ed è la paura”. E allora, per evitare che la paura si trasformi in panico, oltre che modificare le nostre abitudini di vita, secondo le raccomandazioni degli esperti e delle Istituzioni, dobbiamo e possiamo trovare la forza mentale per sottrarci al disorientamento e per intravedere la luce in fondo al tunnel, rimanendo fiduciosi nella nostra capacità di cavalcare il cambiamento, utilizzando le competenze professionali che abbiamo acquisito negli anni. Dunque il lavoro tornerà, ma come cambierà dopo il Coronavirus? Lungimirante, se non addirittura profetico, il dr. Federico Moine, dottore commercialista e consulente fiscale ANDI Torino, ci aiuta a proiettarci nel futuro, quando questo incubo sarà finito, speriamo presto.

Dr. Moine, l’emergenza sanitaria provoca un duro contraccolpo alla nostra economia. Quali le dinamiche in atto?
La prima e più evidente dinamica in atto è la paura, che in economia causa incertezza sul futuro e freno agli investimenti ed allo sviluppo. Infatti, l’andamento economico si basa sulle cosiddette “aspettative”.

Cosa vuol dire che l’economia si basa sulle aspettative?

Come sono riusciti a provare i premi Nobel per l’economia Tom Sargent e Chris Sims, il comportamento delle variabili economiche aggregate (inflazione, Pil, ecc.) dipende dal comportamento degli individui e il comportamento degli individui è influenzato in modo fondamentale dalle loro aspettative sull’andamento futuro del sistema economico. Le aspettative di investitori, consumatori e imprese riguardo alle politiche monetarie e fiscali future, al tasso di inflazione, alla dinamica del debito pubblico e del suo finanziamento, hanno effetti immediati su consumi ed investimenti e quindi sul tasso di crescita dell’economia. In questo momento le aspettative sono negative e da ciò è facile dedurre un dato negativo sul tasso di crescita della nostra economia

Alla crisi economica corrisponde la crisi finanziaria: come si sta configurando?
Questo è il primo e più immediato effetto della crisi. Le nostre attività, basate sul modello della piccola-media impresa, tradizionalmente sono scarsamente capitalizzate. Il lavoro mediamente calerà. Conseguentemente diminuiranno i flussi di cassa attivi, con relativa insorgenza di problemi finanziari per far fronte alle spese di gestione, a partire dal regolare pagamento dei fornitori. Questo determinerà la necessità di una nuova impostazione gestionale delle attività: si dovrà imparare a pianificare incassi e pagamenti con molta attenzione, per evitare di andare incontro a situazioni di insolvenza. È un discorso che fino ad oggi ha toccato poco il mondo odontoiatrico, ma che diventerà di estrema importanza.

Pensa sia possibile ridurre costi e ottimizzare i processi senza penalizzare la qualità delle prestazioni odontoiatriche?
Ritengo sarà un fatto necessario, noi professionisti dobbiamo mantenere standard qualitativi alti per sopravvivere sul mercato. La riduzione dei costi sarà difficile da affrontare, ma inevitabile. Mi riferisco a fornitori, utenze, affitti, dipendenti e collaboratori. Sarà necessario analizzare attentamente le singole voci di spesa e verificare dove sarà possibile ottenere risparmi. Un esempio: l’ottimizzazione degli spazi di lavoro e la loro eventuale condivisione con altri colleghi.

Dr. Moine, in che modo a suo avviso si potranno rimodulare i processi e le procedure?


Dr. Moine, in che modo a suo avviso si potranno rimodulare i processi e le procedure?
Si dovrà ragionare sempre di più con una logica basata sull’efficienza, a partire dalla gestione della segreteria, fino alle fasi della prestazione, che dovrà essere svolta in tempi e modalità ottimali e dell’incasso. Dovremo ottimizzare il ruolo di ciascuno all’interno degli Studi. Probabilmente si assisterà anche ad una contrazione degli addetti.

Pensa che le misure di sostegno al reddito, oltre che necessarie, siano risolutive?
Sono importanti, ma per loro natura sono transitorie. Comunque serviranno soprattutto per far fronte alla crisi occupazionale che in parte si determinerà. La Cassa Integrazione, istituto fino ad oggi quasi sconosciuto negli studi odontoiatrici, è il più importante ammortizzatore sociale e potrà consentire un po’ di respiro iniziale, in quanto lo Stato, mediante l’Inps, si sostituirà al datore di lavoro nel pagamento di una parte significativa della retribuzione del lavoratore.

È così improbabile che molti studi dovranno chiudere? Se si, con quali conseguenze?
Ogni crisi economica lascia vittime sul campo. Come detto, un calo di lavoro sarà inevitabile, poiché la paura fungerà da deterrente su ciò che non è strettamente necessario, dunque alcuni professionisti potrebbero decidere di cambiare il loro modello di attività, chiudendo o riducendo le loro strutture e trasformandosi in collaboratori presso altri studi o centri odontoiatrici.

Dr. Moine, nell’ottica di una riorganizzazione, è possibile applicare modelli più “industrializzati” al settore odontoiatrico?
Molti Studi, negli ultimi tempi, hanno già avviato al loro interno una revisione delle procedure e dei processi, nell’ottica di una maggior standardizzazione. Penso che tale indirizzo proseguirà, poiché in genere porta a risparmio di risorse, con conseguente riduzione di costi.

Perché una profonda riorganizzazione porterebbe danni alla categoria?
Il problema è che sono sempre meno i giovani che pensano di mettersi in proprio. Il peso gestionale di uno Studio è molto elevato e comporta grandi responsabilità. Io credo che l’unica strada sia creare strutture aggregate, dove vi sia un frazionamento del rischio e delle responsabilità. Bisogna creare cultura e fare formazione in tal senso.

Il comportamento prudenziale penalizza il voluttuario. Dobbiamo aspettarci che anche i pazienti faranno solo l’indispensabile?
Come detto, in molti casi credo di sì. Si deve comunque considerare che il paziente è legato al proprio odontoiatra di fiducia e, pur nella crisi, tenderà a non interrompere il rapporto, bensì a limitarlo allo stretto necessario. Questo è un aspetto positivo, poiché garantirà una certa continuità di lavoro, seppur in modo diverso, con orientamento prevalentemente conservativo.

Dr. Moine, l’ipotetica riduzione del tenore di vita è un elemento solamente negativo secondo lei?
Forse no, credo che noi italiani ci caratterizziamo per una buona capacità di adattamento alle mutate condizioni. A me preoccupa di più la salvaguardia del lavoro e degli Studi. Su questo non posso che auspicare un intervento non solo da parte dello Stato, ma anche delle Casse di Previdenza.