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10 marzo 2020

Rischio contagi in odontoiatria: non è un problema nuovo per lo studio

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Maria Sofia Rini



«Ciao, mi hanno detto che fai la dentista, un consiglio… ho male, ma come sai non si può andare a farsi curare… e poi non mi fido! Ho paura! Il Coronavirus…». Questa la domanda di una assidua frequentatrice della palestra, piccoli asciugamanini ospiti alle mani (con alto rischio di scivolare e magari fratturarsi), amuchina a gogò e… doccia senza ciabattine in ambiente comune! «Con le dovute attenzioni contrarre patologie da coronavirus non è proprio facile, le verruche sono più frequenti! Nello studio? Sono abituata a tutelare i miei pazienti, il mio personale e me stessa da Epatite C e non solo, Pseudomonas, Legionella, Influenza, TBC e quant’altro, forse il nuovo nemico non mi coglie impreparata!».

Ma come me non coglie impreparata la quasi totalità dei professionisti che, in Italia, operano con professionalità e coscienza, consapevoli del rischio biologico correlato alla professione. In maniera quasi maniacale oggi la gente si lava le mani e si cosparge di gel antisettici (forse non tutti di provata efficacia, ma dal costo crescente), ma forse che prima non fosse necessario o utile? Scoprendo il coronavirus abbiamo scoperto il sano vecchio buon senso, le norme igieniche di base: l’opportunità di lavorare con divise pulite e tecnicamente adeguate, di lavarsi spesso le mani, di evitare contatti ravvicinati con soggetti con infezioni respiratorie in atto, di utilizzare adeguatamente fazzoletti, di coprirsi la bocca e il naso se si starnutisce o si tossisce, di non toccarsi occhi, naso e bocca con mani non deterse o pulite, di fare attenzione a superfici, maniglie, braccioli, soldi e quant’altro. Sicuramente il DPCM del 4 marzo ce l’ha ricordato, ma quanto durerà? Fino alla prossima epidemia? A breve, scampato il pericolo, l’opinione pubblica tornerà alla vecchie “insane” abitudini.

Da sempre mi occupo di norme igieniche in odontoiatria, ho scritto molto a riguardo, promuovendo la necessità che gli odontoiatri abbiano approfondite conoscenze delle più elementari norme igieniche che devono governare la nostra professione, che siano loro in prima persona a scegliere consapevolmente e motivatamente biocidi, presidi, dispositivi di protezione e quant’altro. Scelte consapevoli e non commercialmente-guidate a tutela dei pazienti, dei dipendenti/collaboratori e di noi stessi, nel rispetto delle norme di legge e della necessità di rispondere del proprio operato a 360°. Quindi, nulla di nuovo oggi; i recenti eventi e l’attuale emergenza ci ha solo ricordato che è necessario di tanto in tanto ripercorrere e verificare procedure e mezzi preventivi alla luce di quella necessità di formazione e aggiornamento da sempre bandiera della nostra professionalità.