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05 febbraio 2020

Intervista al dr. Bobba: tanti temi in agenda tra ECM, progetti culturali e antibiotico resistenza

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Patrizia Biancucci



Il dr. Virginio Bobba, inizia la sua attività sindacale nel 2001, ricoprendo incarichi di prestigio in ANDI tra i quali Segretario culturale provinciale di Torino e di Dipartimento Regione Piemonte, vicepresidente ANDI Piemonte, componente della Commissione Regionale per le attività ECM per i liberi professionisti, gruppo di lavoro “Raccomandazioni cliniche” ANDI nazionale. Attualmente presidente sezione provinciale di Torino dal 2014, Segretario Culturale Nazionale ANDI e Direttore Responsabile della RIS. A lui qualche domande su temi caldi ancora in parte da chiarire.

Dr. Bobba, la Commissione ECM ha prorogato al 31 dicembre 2020 l’acquisizione dei crediti formativi relativi al triennio 2017-2019, con l’obiettivo di un non meglio identificato processo di riforma e considerato da molti una mossa “all’italiana”. Ritiene possibile il rischio di perdere credibilità, anche agli occhi degli altri professionisti?
Arguta e “stuzzicante” domanda che si presta a molteplici considerazioni, infatti la nota inviata il 20 dicembre ai presidenti OMCeO e CAO, dal presidente FNOMCeO Filippo Anelli, confermando le decisioni prese dalla Commissione Nazionale ECM, annunciava che la CNFC aveva stabilito di mantenere l’obbligo formativo, pari a 150 crediti per il triennio 2020-2022, e di consentire l’acquisizione dei crediti formativi relativi al triennio 2017-2019 fino al 31 dicembre 2020. Al di là dell’ufficialità, questo provvedimento è stato interpretato da molti osservatori al pari di una strenna natalizia, una soluzione all’italiana o come una soluzione programmata ed annunciata. Infatti negli ultimi mesi le continue e sostanziali facilitazioni apportate al sistema (vedasi ad esempio i 30 crediti derivanti dalla creazione del dossier formativo di gruppo realizzato per tutti gli iscritti proprio dalla FNOMCeO), potevano essere lette in tal senso. Senza entrare nel merito della necessità, validità ed opportunità di queste importanti decisioni a favore della categoria, ritengo comunque che, come già espresso in tempi non sospetti, siamo di fronte ad un sistema che da tempo palesa i propri limiti con il rischio che la proroga semplicemente sposti in avanti di un anno il “problema“, se non verranno prese in esame sostanziali modifiche. In effetti il rischio di perdita di credibilità potrebbe essere reale, non solo nei confronti di altri professionisti, che già si sono dotati di regole ben precise ed attagliate alle proprie esigenze professionali, ma anche all’interno del nostra categoria, da sempre attenta alle tematiche dell’aggiornamento professionale. Proprio per questi motivi l’annunciata istituzione di un gruppo di lavoro per una riforma sostanziale del sistema ECM, assume oggi un valore intrinseco molto elevato e ritengo sia giunto il momento che tutte le componenti che vi afferiscono facciano la propria parte, che ognuno porti il proprio contributo per realizzare finalmente un modello di aggiornamento professionale credibile, adeguato ai tempi, in linea con l’evoluzione del sapere medico-scientifico e nell’interesse ultimo dei nostri pazienti, visto che anche le associazioni di categoria sono pronte a lavorare in tal senso.

Antibiotico-resistenza, problema clinico, ma soprattutto culturale, sempre più urgente dato che, secondo i dati più recenti, causa oltre 10.000 morti l’anno in Italia, su 33.000 decessi in Europa. Cosa ha proposto nel concreto, il 19 novembre 2019 a Milano, nella Giornata Mondiale dell’antibiotico?
Argomento che mi sta particolarmente a cuore e che in questo momento rappresenta un importante progetto educazionale anche in ANDI, presentato ufficialmente proprio il 19 novembre u.s presso l’ateneo milanese, di fronte alle massime autorità accademiche meneghine in occasione della Giornata mondiale dell’Antibiotico. Nel corso dell’evento si è tornati a parlare di antibiotico-resistenza e delle problematiche legate al corretto utilizzo della terapia dai diversi punti di osservazione: quello del farmacologo, dell’infettivologo, del microbiologo e del farmacista. Parimenti sono state rese note le posizioni dei diversi operatori sanitari nei confronti dell’utilizzo degli antibiotici, con importanti considerazioni sul loro impiego nella filiera zootecnica dove, non va dimenticato, si concentra una grande percentuale di consumo di questa tipologia di farmaci. La resistenza batterica agli antibiotici rappresenta una grave emergenza di Sanità Pubblica, non solo in ambito ospedaliero ma anche sul territorio. Questo fenomeno, che riguarda pressoché tutto il mondo, potrà avere pesanti ripercussioni sulla salute del cittadino e sulla spesa sanitaria in quanto nel nostro Paese si registra un elevatissimo consumo di antibiotici che, non di rado, vengono prescritti in modo non appropriato. Inoltre la ricerca di nuove molecole dotate di attività antibatterica da diversi anni è molto avara: infatti da più di 15 anni nuovi antibiotici non vengono messi a disposizione della classe medica che opera sul territorio. I medici e gli odontoiatri del territorio per almeno cinque anni non potranno disporre di nuove molecole, pertanto è necessario far di tutto per mantenere efficaci gli antibiotici disponibili onde scongiurare il rischio di tornare all’era pre-antibiotica. Si rende dunque necessario e urgente intervenire in modo concreto e coordinato per arginare questo drammatico fenomeno coinvolgendo tutte le figure che a diverso titolo sono chiamate in causa. A tale scopo l’ANDI, insieme al Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche dell’Università di Milano diretto dal prof. Aldo Bruno Giannì ha adottato un protocollo, predisposto dal prof. Roberto Mattina, ordinario di microbiologia clinica presso Università di Milano, per dare vita ad un progetto che ha come obiettivo l’informazione e la sensibilizzazione degli associati ad un utilizzo prudente e appropriato degli antibiotici. Il progetto prevede diversi step, a partire dalla compilazione di un semplice questionario elettronico, dove gli odontoiatri annoteranno le prescrizioni di antibiotici utilizzati per le terapie dei processi infettivi acuti e/o per le profilassi, la posologia, l’intervallo tra le dosi e la durata del trattamento. Successivamente nelle sezioni provinciali ANDI saranno organizzati corsi ECM sulla “Appropriatezza prescrittiva degli antibiotici utilizzati per la terapia delle infezioni odontostomatologiche e per la profilassi”, seguendo le indicazioni provenienti dai gruppi di lavoro ministeriali dedicati, dalle società scientifiche e dai risultati emersi dalla nostra indagine.

Dr. Bobba, sulla pagina “Progetti Culturali” del sito ANDI nazionale, troviamo “Investire nella sfera culturale e formativa significa contribuire con azioni mirate e tangibili alla crescita della professione odontoiatrica”. Ci vuole anticipare di quali progetti si tratta nello specifico?
L’attività culturale in ANDI è da sempre uno dei compiti istituzionali, ma rappresenta anche uno dei punti di forza e qualificanti della propria attività sul territorio nazionale, sia con iniziative gestite direttamente dalla segreteria nazionale, sia con quelle organizzate dalle sezioni provinciali e regionali, vero cuore della nostra associazione. L’attività culturale è al centro dell’attenzione tanto da diventare una vera e propria mission, grazie alla consapevolezza che il miglior investimento in termini di risorse e di impegno va dedicato proprio all’attività di formazione e di aggiornamento professionale, in particolare per le giovani generazioni di odontoiatri. Abbiamo in Italia un vero patrimonio di eccellenza riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale, fatta di competenze ed esperienze didattiche di alto profilo. Il nostro obiettivo in questa fase è quello di verticalizzare tali competenze e trasferirle alla professione secondo modalità semplici, fruibili ed applicabili nella pratica quotidiana. È in questo filone che si inseriscono tutti i progetti di ANDI, nello specifico i corsi teorico-pratici nelle discipline di base, la medicina del sonno e degli aspetti multidisciplinari con rilevanza in odontoiatria; non da ultimo il nuovo progetto editoriale della RIS, storica rivista italiana, che suggella la sinergia in campo educazionale tra ANDI e società scientifiche.

CED (Council of European Dentists) composto da 33 Associazioni Nazionali odontoiatriche provenienti da 31 nazioni europee, con oltre 340.000 dentisti in tutta Europa, è l’interlocutore della Commissione Europea su materie relative alla professione e alla cultura odontoiatrica. Lei, come segretario culturale nazionale ANDI, partecipa in qualche modo direttamente?
Il CED è l’organizzazione rappresentativa della professione odontoiatrica in Europa e fornisce consulenza alla Commissione Europea in materia di professione odontoiatrica. ANDI ne fa parte da sempre sebbene la segreteria culturale ANDI non partecipi direttamente ai lavori del CED, ma è sicuramente ben rappresentata, grazie alla collaborazione della Commissione Esteri di ANDI, presieduta dal Dr. Ferruccio Berto, che partecipa attivamente ai lavori, costantemente impegnata nel raccogliere le istanze nazionali e traferirle all’attenzione del CED, di cui è presidente il nostro socio dr. Marco Landi al suo secondo mandato. Mi fa inoltre piacere ricordare che, raccogliendo e riconoscendo tutto il lavoro svolto in precedenza dal nostro Nino Griffa per anni referente agli esteri, nel gruppo esteri si è voluto dare ampio spazio ai giovani per calarli fin da subito in una realtà europea, confidando nel loro entusiasmo generazionale, nel segno del rinnovamento e in base alle delibere del presidente nazionale Carlo Ghirlanda e di tutto l’Esecutivo.

Dr. Bobba, nel gennaio 2019 ANDI prometteva “maggiori risorse economiche per le sezioni ANDI che sosterranno la diffusione dei nuovi servizi ANDI nelle aree di riferimento”. Lei che è anche presidente provinciale ANDI Torino, può confermare che la promessa è stata mantenuta?
Il territorio riveste un’importanza fondamentale nelle dinamiche di ANDI, quindi sono allo studio importanti iniziative ed alcune sono già operative per venire incontro alle esigenze anche economiche delle sezioni, in un “ panorama gestionale” sempre più difficile. Posso citare ad esempio un ritorno in termini economici a favore delle sezioni che aumenteranno il numero dei loro iscritti, o il grande lavoro e impegno derivante dalla nuova piattaforma Brain utilizzabile e gestibile direttamente dalle sezioni provinciali e dai dipartimenti regionali, che senza aggravi economici ma anzi con evidenti risparmi, potranno gestire la comunicazione all’interno dell’associazione rendendo facilmente fruibili iniziative e servizi. Infine un progetto decisamente innovativo e al passo con i tempi è rappresentato dalla collaborazione tra ANDI e Fondoprofessioni, Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la formazione continua negli Studi Professionali riconosciuto dal Ministero del Lavoro, per l’aggiornamento delle ASO un progetto di grande attualità, nel quale la segreteria culturale è direttamente impegnata essendo parte integrante del progetto stesso, che permetterà di portare risorse economiche sul territorio e permetterà un aggiornamento di qualità anche per la nuova figura professionale dell’assistente di studio odontoiatrico.

Articolo pubblicato sul sito Dental Tribune Italia