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07 giugno 2019

Sterilizzazione e infezioni crociate in odontoiatria

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Dental Tribune Italia



Per infezioni crociate si intendono quelle malattie infettive che riconoscono l’uomo come sorgente e si trasmettono tra le persone mediante contatto diretto di liquidi o mediante ambiente e/o strumentario contaminato.

Molte patologie infettive, tra cui epatiti virali di tipo B e C, infezione da HIV, batteri e funghi sono potenzialmente trasmissibili attraverso strumenti contaminati (veicoli) e procedure chirurgiche oppure mediante un contatto diretto con un altro individuo infetto (vettore). La medicina, la prevenzione e l’igiene hanno fatto passi da gigante negli ultimi 100 anni, soprattutto in tema di malattie infettive. Gli antibiotici hanno salvato la vita a numerose persone in tutto il mondo durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale; le procedure di isolamento, disinfezione e sterilizzazione hanno evitato la diffusione di epidemie e pandemie. Tutti i giorni queste misure vengono applicate in diversi campi, da quello medico a quello alimentare per salvaguardare la nostra salute, evitando la diffusione di malattie prima molto più comuni. Tuttavia, nel corso degli ultimi 50 anni del 1900, le branche medico-chirurgiche, e quindi anche la professione odontoiatrica, hanno contribuito in misura importante alla diffusione delle epatiti virali poiché le procedure di disinfezione e sterilizzazione dell’ambiente e dello strumentario non erano sufficienti ad evitare la trasmissione crociata di patogeni in parte sconosciuti. Basti pensare che fino al 1989, anno in cui sono iniziati i programmi di vaccinazione contro l’epatite B in Europa, non si conosceva il virus dell’epatite C che sappiamo essere il più subdolo e pericoloso dei virus epatotropi. Per capire quanto le nostre conoscenze concernenti la microbiologia e la prevenzione possano essere recenti, è opportuno ricordare ai lettori che nel 1983, nell’Istituto Pasteur di Parigi, veniva identificato definitivamente il virus dell’HIV e che durante gli anni 40 e 50 in Italia venivano solitamente riutilizzate le siringhe di vetro dopo averle semplicemente bollite, mentre oggi invece sappiamo che questo non basta a debellare il rischio microbiologico. È stato constatato, quindi, che le malattie infettive hanno avuto una larga diffusione durante la fine del secolo anche grazie a cause iatrogene. Tutto questo ha contribuito ad alimentare la cattiva immagine che ha la professione odontoiatrica nella collettività e, ad oggi, rimane capro espiatorio nella maggior parte dei casi di insorgenza di epatite C o HIV senza cause apparenti. Negli ultimi tempi, tuttavia, sono aumentate le metodiche e le tecnologie per evitare le infezioni crociate e la consapevolezza degli operatori sanitari sta crescendo sempre di più.

Durante la sessione ASO del 63° corso della Fondazione L. Castagnola tenutosi il 29 e il 30 Marzo 2019 a Montecatini Terme, questo argomento è stato affrontato dal Dott. Saverio Cosola, che ha ringraziato la Fondazione ed i suoi mentori, il Dott. Marconcini, la Prof.ssa Genovesi e il Prof. Covani per l’invito. Il Dott. Cosola ha definito questi ultimi decenni come la “Golden Age” per i microrganismi che possono diffondersi da un continente ad un altro con tempi molto più rapidi rispetto al passato grazie alla globalizzazione, ai flussi migratori e al turismo. Continuando: «La velocità del mondo occidentale moderno e informatizzato ha coinvolto anche i microrganismi che addirittura si evolvono più velocemente grazie al fenomeno dell’Antibiotico-resistenza e al contatto più frequente con altri microrganismi con cui scambiano materiale genetico. La nostra consapevolezza sull’importanza delle misure di prevenzione delle infezioni crociate è aumentata, ma non possiamo abbassare la guardia perché i microrganismi si riproducono rapidamente scambiando conoscenze mediante i plasmidi batterici, mentre a noi umani basta una generazione per dimenticare quanto i vaccini siano stati e sono fondamentali».

Metodologia
Le procedure di prevenzione delle infezioni crociate all’interno di uno studio dentistico si basano su una regola fondamentale: tutti i pazienti devono essere considerati infetti e quindi è necessario attuare tutte le metodiche preventive. Di fatto, secondo la legge non è obbligatorio per il paziente rendere nota la propria sieropositività. Attuare sempre tutte le norme di prevenzione renderà gli operatori più sciolti e disinvolti dinnanzi ai pazienti davvero a rischio. La vera accortezza aggiuntiva che gli operatori sanitari dovrebbero mostrare verso i pazienti con malattie infettive, soprattutto i sieropositivi da HIV, è quella di non far pesare loro il problema del rischio infettivo. È necessario prendersi cura dei pazienti di questo tipo a 360°, considerando che spesso non sono solo immuno-compromessi, ma vengono talora allontanati proprio da chi conosce il loro status, trovandosi spesso costretti a consultare diversi studi odontoiatrici prima di riuscire a trovare un posto accogliente e che li metta a loro agio.

Quali sono i punti salienti della prevenzione in ambito odontoiatrico?

I punti affrontati al congresso e in altri corsi di questo genere sono:

1. Protezione degli operatori da aerosol e liquidi biologici mediante dispositivi di protezione individuale (DPI);
2. Processo di ricondizionamento di dispositivi medici riutilizzabili (disinfezione e sterilizzazione);
3. Disinfezione delle superfici ad alto contatto clinico;
4. Disinfezione del circuito idrico del riunito.

Il primo punto consiste nella descrizione dei dispositivi necessari per la protezione degli operatori, quali camici, cuffie, mascherine, visiere, guanti e nel loro adeguato uso.

Il secondo punto descrive le norme e le procedure di sterilizzazione o disinfezione degli strumenti odontoiatrici riutilizzabili mediante liquidi disinfettanti, macchinari ad ultrasuoni, autoclave a vapore saturo e test di funzionamento.

Il terzo punto affronta la detersione delle superfici a rischio: dalla banale poltrona del riunito, al mouse del computer in una sala operativa.

Il quarto punto, quello più critico, affronta le tematiche del rischio di formazione di biofilm all’interno dei circuiti idrici e quindi di come debellare il forte rischio infettivo.

La presente lezione del congresso era rivolta ad una figura lavorativa riconosciuta, l’assistente dello studio odontoiatrico (ASO). Nonostante la responsabilità rimanga del direttore sanitario della struttura, l’ASO deve essere co-responsabile, consapevole dei rischi, delle motivazioni e mettere in atto le procedure per ridurre o annullare il rischio di contaminazione degli operatori e dei pazienti. Essendo una nuova figura lavorativa in campo sanitario con corso obbligatorio per poter svolgere la professione, la figura dell’ASO avrà sempre più responsabilità in questo ambito e sarà tenuta a svolgere corsi di formazione continua. Per questo la sensibilizzazione dell’ASO è imprescindibile.

A seguito della conferenza, diversi partecipanti ASO e odontoiatri hanno constatato con il Dott. Cosola che spesso nella pratica clinica non tutte le norme vengono messe in atto oppure si effettuano più test del dovuto per timore di sbagliare. La causa di questa cattiva informazione è probabilmente dovuta alle diverse informazioni che vengono fornite agli operatori sanitari dagli Ordini, dalle USL, dall’ANDI.

L’ISPESL, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, aveva stabilito linee guida sull’attività di sterilizzazione e ricondizionamento dei dispositivi medici riutilizzabili. Questo ente, un tempo sotto il controllo del Ministero della Salute, nel 2010 è stato però soppresso e, con il Decreto Legge 78/2010, successivamente convertito nella legge n.122 del 2010, le sue funzioni sono state trasferite all’INAIL. Il richiamo normativo a cui si fa riferimento tutt’oggi è la norma di processo 17665-1/2007, ma si invitano i vari enti, che gravitano attorno alla figura dell’odontoiatra e dell’ASO, ad organizzare corsi di aggiornamento e riformulare linee guida univoche poiché l’argomento è tornato ad essere attuale ed è necessario fare nuovamente chiarezza.


Articolo pubblicato sul Dental Tribune International