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07 maggio 2019

“Ipnotizzo la tua paura”: tecniche comunicative ipnotiche a supporto del paziente odontofobico

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Carola Murari, Psicologa del lavoro e del benessere nelle organizzazioni, Consulente di studi odontoiatrici




Prima di ogni altra considerazione, clinica e psicologica, sulle potenzialità offerte dalla pratica ipnotica in campo odontoiatrico, è essenziale tornare per un attimo proprio al decreto ministeriale LM-46 che disciplina la Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria: al suo interno viene dichiarato, infatti, che al termine del percorso di studi “i laureati magistrali saranno in grado di praticare la gamma completa dell'odontoiatria generale nel contesto del trattamento globale del paziente senza produrre rischi aggiuntivi per il paziente e per l'ambiente […]; apprendere i principali quadri correlazionistici e le procedure terapeutiche, mediche e chirurgiche complementari alla professione odontoiatrica, nonché essere introdotto alla conoscenza delle nozioni di base della cura e dell'assistenza secondo i principi pedagogici, della psicologia, della sociologia e dell'etica [...]; applicare la gamma completa di tecniche di controllo dell'ansia e del dolore connessi ai trattamenti odontoiatrici (nei limiti consentiti all'odontoiatra). In una visione dell’odontoiatria sempre più olistica ed integrata, l’ansiolisi senza l’utilizzo di farmaci si configura come un complesso processo in cui convogliano tecniche comunicative, tecniche comportamentali, quali la iatrosedazione e tecniche ipnotiche. Finalizzata alla gestione della paura del paziente, che spesso si trasforma in vera e propria fobia, questa pratica è in grado di intervenire su stati psicologici consci o inconsci, pertanto più radicati e profondi, che ostacolano l’operatività e l’efficacia dei trattamenti preventivati ai pazienti degli studi odontoiatrici. I notevoli vantaggi, in termini di riduzione dell’ansia, aumento della fiducia e risparmio di tempo e costi, vanno tenuti in considerazione tanto per il paziente quanto per l’intero team dello studio: certamente si registrano immediati feedback positivi nel soggetto in cura ma, poco dopo, anche per il dentista e i suoi collaboratori che si troveranno molti meno ostacoli lungo la strada del piano di cura.
Dati che suonano esorbitanti, ma è così: il 90% della popolazione è affetta da odontofobia, ovvero la paura del dentista e delle cure odontoiatriche. Per questa ragione, da anni, sono state portate avanti numerose ricerche finalizzate a trovare valide alternative alla sedazione farmacologica. Ciò che è stato verificato è che, sostanzialmente, i farmaci utilizzati in anestesia sono un eccellente strumento di sedazione del paziente, incapaci, tuttavia, di agire a livello dell’origine della paura: essi anestetizzano un tessuto e permettono l’esecuzione del trattamento, ma sono privi della componente relazionale fondante della comunicazione ipnotica. Quest’ultima, infatti, permette al paziente di vivere l’esperienza sulla poltrona del dentista in uno stato di coscienza alterato e, grazie a tecniche comunicative verbali e non verbali dell’operatore, pur rimanendo cosciente, l’odontofobico raggiunge una condizione cosciente di grande rilassamento. A seconda della tipologia del paziente, dipendente da variabili quali età, sesso, background ed esperienze passate, si possono raggiungere differenti gradi di ipnosi che variano dal semplice rilassamento sino all’analgesia.
Ritornando proprio al LM-46 si sottolinea, come sempre, l’importanza della formazione: pur trattandosi di una metodica conversazionale, i medici odontoiatri dovranno frequentare delle scuole di ipnosi accreditate. Solo per fare un esempio, la Società italiana di Endodonzia si è appoggiata in passato, per i suoi iscritti e l’organizzazione di convegni, ad un accreditato centro di formazione di riferimento per l’ipnosi attivo dal 1996 con cui ha organizzato momenti di incontro e confronto su questo tema.
Da non dimenticare, oltre alle skills degli operatori, anche l’intero setting dello studio odontoiatrico: non si tratta soltanto di agire e ristrutturare l’ambiente della sala d’attesa per creare un’atmosfera in grado di favorire benessere e rilassamento. E’ centrale agire, in primis, sullo studio operativo così che possa diventare un “riunito ipnotico”.