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06 marzo 2019

La diagnosi come chiave di successo dello studio odontoiatrico

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Carola Murari, Psicologa del lavoro e del benessere nelle organizzazioni e consulente di studi odontoiatrici


A Marina di Carrara il III Congresso di Management dello Studio e della professione odontoiatrica "Trasformare lo studio odontoiatrico in un'impresa di successo"

Il Congresso di Management Odontoiatrico, al suo terzo anno consecutivo al centro congressuale CarraraFiere, intende riunire in questa occasione congressisti (il team odontoiatrico) esperti e aziende, sensibilizzandoli su un argomento tanto caro già ad Ippocrate e quanto mai attuale: la diagnosi. Un termine nato proprio nell’Antica Grecia e così composto: la preposizione “dia”, ovvero “attraverso” e il verbo “ghignòskein”, ovvero “conoscere, riconoscere”.
Pertanto, coloro che si accingono a riflettere e costruire una diagnosi sono sostanzialmente coinvolti in un processo di conoscenza e riconoscimento “attraverso”.
Le giornate congressuali saranno impregnate di interventi finalizzati a rimettere in luce questo processo centrale, fondamentale ed imprescindibile sia nella pratica clinica che nell’intera organizzazione dello studio odontoiatrico. Tutto parte dalla consapevolezza del ruolo del paziente: si deve avvalorare in quanto soggetto grazie al quale lo studio stesso rinnova la sua finalità organizzativa, se ne devono riconoscere i bisogni di cura e le aspettative, se ne devono studiare i diversi aspetti, non soltanto clinici, per riuscire a progettare un adeguato, completo ed efficace piano di trattamento guidato da una diagnosi esaustiva.
Rimettere al centro il momento diagnostico, qualora fosse stato sottovalutato, significa ripartire dagli spazi, fisici e temporali, dedicati alle prime visite e da una riorganizzazione dell’intero flusso di lavoro di odontoiatri, assistenti, customer care, segretarie e tecnici di laboratorio.

Comunicazione & Marketing, Organizzazione & Team, Nuove Tecnologie & Ergonomia
Il paziente che decide di entrare in uno dei nostri studi odontoiatrici è un soggetto che, avendoci trovati sul web o consigliato da un conoscente, ha già in qualche modo deciso di sceglierci. Varcata la soglia della sala d’attesa mette in moto, anch’egli, un processo diagnostico più o meno conscio di diagnosi degli spazi e dell’organizzazione del team che lo ha accolto. La diagnosi, infatti, è un processo bidirezionale: i pazienti, durante la loro prima visita, avranno l’occasione di conoscere la professionalità degli operatori, le capacità organizzative e comunicative, in breve il capitale umano, clinico e tecnologico dello studio.
L’odontoiatra e il suo team, da parte loro, faranno attento uso delle loro capacità diagnostiche e predittive, non dimenticando che è necessario ricavare un tempo dedicato alla comunicazione con il paziente perchè “se uno non riesce a comunicare una cosa in maniera così chiara che anche un dodicenne potrebbe capirla, allora dovrebbe rimanere chiuso tra le mura dell’università e del laboratorio” (Margaret Mead). Tutto questo è, anche, marketing.
Ad oggi, molti sono gli strumenti e le tecnologie che coadiuvano l’odontoiatra nella spiegazione delle patologie rilevate e nella proposta terapeutica, grazie a supporti digitali sempre più all’avanguardia che non solo mostrano visivamente al paziente la sua condizione clinica ma anche il suo potenziale evolversi nel tempo e i risultati attendibili al termine della cura. La diagnosi non può che partire dalla raccolta delle informazioni anagrafiche e anamnestiche autocompilate dal paziente, preferibilmente in un luogo dedicato e assistito dal personale dello studio in grado di rispondere a domande e dubbi. Da questo primo momento emergeranno già indizi diagnostici in termini socioculturali, psicologici ed economici del paziente. Seguirà la clinica pura, corredata di eventuali indagini radiografiche diagnostiche più approfondite e, quando possibile, eseguite in studio il giorno stesso; minuti dedicati alla compilazione dell’esame obiettivo per poi arrivare alla proposta terapeutica eventualmente strutturata già in più alternative che metteranno il paziente, ancora una volta, nella condizione di operare una scelta e riconoscere l’efficienza organizzativa e procedurale. La presentazione del progetto di terapia in uno spazio riservato a questo importante momento di fidelizzazione concluderà il processo di diagnosi.
è evidente che questi flussi procedurali si accompagnano ad una riorganizzazione ergonomica degli spazi e dei ruoli all’interno dello studio: spazi che accolgono momenti peculiari e operatori che con fluidità si muovono all’interno del percorso di prima visita trasmettendo professionalità, attenzione ed efficienza. Obiettivo del congresso: maggiori piani di trattamento predicibili e condivisi, più preventivi accettati, più pazienti nello studio.