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07 dicembre 2018

Fattura elettronica: sarà il solito pasticcio all’italiana?

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.


By Dental Tribune Italia



In merito all’entrata in vigore della fatturazione elettronica, il problema maggiore sta forse nel cercare di non farsi cogliere impreparati, anche perché nelle ultime settimane hanno iniziato a farsi largo emendamenti (ossia delle proposte di modifica) alle norme che la introducono. Alessandro ed Umberto Terzuolo, noti commercialisti in Torino e Milano, in questa intervista, danno una visione generale su un tema di attualità e dagli importanti sviluppi futuri.

Da quando entra in vigore la nuova disciplina?
Originariamente questa vera e propria rivoluzione amministrativa deve entrare in vigore dal 1 gennaio 2019 non consentendo più alla stragrande maggioranza degli operatori nel mondo dentale di emettere fatture com’erano abituati fino a tutto il 2018. Solo in pochi, infatti, potranno esimersi da emettere la fattura in formato elettronico ossia in formato .XML e soprattutto dall’inviarla al cosiddetto SDI (sistema di interscambio dati) che rappresenterà il “cervellone” dell’Amministrazione finanziaria per l’incrocio, l’invio e la conservazione delle fatture in formato elettronico.

Però si parla di esentare medici (quindi anche i dentisti) e farmacisti…
In esito al recentissimo parere negativo sulla fatturazione elettronica del Garante sulla Privacy, sono stati presentanti alcuni emendamenti al D.L. 119/2018 (in sede di conversione). Questi prevedrebbero l’esonero dall’obbligo per i medici (dentisti e odontoiatri inclusi) ed i farmacisti per tutto il 2019 per le sole prestazioni sanitarie erogate a pazienti in quanto i dati oggetto della fatturazione elettronica sono già comunicati con la “Comunicazione Dati al Sistema Tessera Sanitaria”, più garantista in termini di privacy. Oltre a queste ipotesi, ve ne è una più generale di proroga di un anno per tutti o scaglionata per limiti dimensionali.

È possibile una sintesi delle novità?
Dal 1 gennaio 2019, salvo problematiche proroghe, niente più fatture su carta o in formato word o PDF inviato via e-mail. Come detto le fatture devono essere emesse in formato .XML e inviate telematicamente allo SDI. Le fatture dovranno essere inviate allo SDI per i primi sei mesi entro il 16 del mese successivo e dopo tale data non oltre 10 giorni (anche non lavorativi).

Quali i soggetti obbligati e quali esclusi?
Devono sottostare a quest’obbligo praticamente tutti i soggetti titolari di partita Iva (medici, odontoiatri, Studi Associati, Srl, Stp, etc.) che dovranno emettere fattura elettronica indipendentemente dal fatto che fatturino ad aziende e professionisti o ai pazienti (con codice destinatario 0000000). Saranno esclusi dall’obbligo i “contribuenti minimi” (attività minori entro 30 mila euro di fatturato annuo), i soggetti che hanno aderito al regime “forfetario” (regime fiscale simile previsto per attività minori che potrebbe essere esteso con l’avvento della “flat tax”) e, ovviamente, i soggetti esteri con l’effetto che saranno escluse dal formato elettronico le fatture di fornitori UE o extra UE (ma attenzione ci sarà l’introduzione di un nuovo “esterometro”).

Risvolti pratici?
L’obbligo è volto a informatizzare e velocizzare gli incroci di dati (è un’evoluzione del c.d. spesometro semestrale). L’intento è far uscire allo scoperto contribuenti che non pagano l’Iva (non certo gli odontoiatri che fatturano in esenzione!) e chi si “inventa” degli acquisti per detrarre Iva che non esiste o non pagare l’IRPEF/IRES. Ogni correzione di fattura inviata rimarrà all’interno del sistema dell’Agenzia. Pertanto sarà meglio chiedere informazioni prima al proprio commercialista in casi dubbi sull’emissione.

Maggiori sforzi per i professionisti (se ne sentiva proprio il bisogno!)?
La rivoluzione comporterà una formazione per familiarizzare con il nuovo formato obbligatorio dei documenti (.XML), , cosa che comporterà l’acquisto o l’adeguamento del software per gestire la fatturazione e un ulteriore facoltativo investimento informatico in programmi di archiviazione. Poi si dovranno affrontare i controlli automatici del sistema di interscambio del Fisco, dove le fatture viaggiano e dove basta un errore del codice fiscale per bloccare il processo (cosa che non è molto dissimile dall’attuale situazione visto il pregresso Sistema Tessera Sanitaria).

I controlli sono, una cinquantina già solo durante la trasmissione prima di girarla al destinatario. Una fattura emessa in modo non corretto andrà annullata con una procedura che comporta una “nota di variazione”, e quindi lascerà traccia. Chi non avesse il software potrà rivolgersi al proprio commercialista o loggarsi all’Agenzia delle Entrate con tutte una serie di limitazioni ben immaginabili.

Un accenno al funzionamento?
Oltre allo scomodo utilizzo della posta elettronica certificata, le soluzioni consigliabili sono o software a basso costo, economici ma solitamente non integrabili con la parte clinica oppure software clinici, un po’ più costosi ma che rendono il processo integrato e semplice.

Che fine fanno i documenti?
Per motivi fiscali vanno conservati digitalmente per 6 anni (solitamente 10 dal punto di vista civilistico) e devono essere in formato .XML immodificabile e reperibili per necessità legali, assicurative o di controllo fiscale (ma sono già in loro possesso!). Bene quindi l’archiviazione digitale per ridurre gli spazi fisici e reperire subito i dati. Almeno su questo aspetto buone notizie: l’Agenzia delle Entrate fornisce gratis il servizio di conservazione per 15 anni.

Parliamo anche di sanzioni…
La fattura non elettronica si considera come non emessa! Gli importi vanno dal 90% al 180% dell’Iva non versata (se dovuta). Se l’Iva è stata versata, si pagano da Euro 250 a 2.000 con sconto in caso di autodenuncia. Visto l’importo pesante delle sanzioni si chiedono 6-12 mesi di desanzionamento in caso di errori formali.

Un consiglio pratico dell’ultima ora?
Essenziale dunque è decidere già adesso con il proprio commercialista la soluzione da adottare in ragione dei costi ma anche in ragione della rapidità amministrativa, anche la perdita di tempo è un costo non indifferente.