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29 ottobre 2018

Errare è umano, ammettere i propri errori costa meno

L’industria degli eventi e della Live Communication lancia un grido di allarme: servono aiuti concreti alle aziende e un piano di ripartenza
Milano, 27 aprile 2020: senza eventi, concerti, convention, congressi, fiere, il nostro Paese perde visibilità nel mondo, fatturato interno e mette a rischio una industry che raccoglie circa 570mila lavoratori.
Un grido d’allarme che arriva non solo dalle voci note di Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Laura Pausini, ma soprattutto da agenzie, associazioni e imprese del mondo degli eventi, dei congressi e della Live Communication, che si sono riuniti sotto l’hashtag #ItaliaLive, un progetto che vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una grave crisi economica e sociale che sta attraversando il settore.

By Maria Sofia Rini



Suscettibilità e orgoglio professionale spinto sono talvolta cattivi consiglieri, un po’ come l’ira. Meglio forse contare fino a cento, magari anche fino a mille, e lasciar emergere un pizzico di umiltà e di buon senso, prima di prendere atteggiamenti e decisioni che possono incidere dolorosamente sulla tasca. In questo caso, sarebbe stato certamente meglio se l’“imputato” si fosse presentato all’incontro di mediazione, creato apposta per “smussare” certi spigoli.

Nel maggio 2015 un insegnante quarantenne si rivolge ad un odontoiatra per estrarre e sostituire con un impianto l’incisivo laterale superiore di sinistra, 22. In tale occasione scopre la necessità di trattare endodonticamente l’incisivo centrale destro, 11 (l’odontoiatra non ha documentazione a riguardo), trattamento che, nonostante risulti lungo e complesso, viene terminato nel settembre dello stesso anno con piena soddisfazione dell’odontoiatra.

Nei primi mesi del 2016, tuttavia, il paziente perde l’impianto in sede 22, ha fastidio nel settore frontale e nota un “brufolino”, ma per il professionista è tutto a posto. Non convinto, l’insegnante effettua una consulenza da un altro odontoiatra e scopre che il dente 11 ha dei problemi. È compromesso da un processo infettivo cronico (area di rarefazione radiograficamente evidenziabile) con evidenza radiografica e una fistola, prima inesistente. C’è una perforazione iatrogena della radice del dente, con sbuffo di materiale radiopaco nel parodonto.

In parole semplici il paziente scopre che la terapia è stata mal eseguita e ha prodotto un danno (falsa strada). Risulta necessario un secondo intervento ortogrado e retrogrado da parte di uno specialista in endodonzia dal costo di 850 euro. Ai controlli successivi le problematiche rientrano. Il giovane insegnante protesta con il primo odontoiatra, chiede indietro quanto ha speso per il trattamento del dente 11 (ossia 250 euro) e per l’intervento endodontico di recupero del dente, 850 euro, per un totale di 1.100 euro.

Nasce la lite, il professionista sostiene di aver ben adempiuto al suo compito, non si presenta a mediazione. L’insegnante, a fronte del limitato valore del contendere, preferisce non incardinare una causa di merito e tenta un’ATP 696bis (Accertamento Tecnico Preventivo) a scopo conciliativo, ossia un procedimento cautelare dai costi più limitati. Costi che però ci sono e di fatto risultano superiori al valore del contendere (avvocato, consulenza, costi di apertura, CTU etc.).

La consulenza tecnica d’ufficio (CTU) conferma la fondatezza delle richieste dell’insegnante, apprezza l’accuratezza del secondo intervento eseguito e intravede il diritto anche al risarcimento di qualche giorno di invalidità temporanea minima (ITP, invalidità temporanea parziale). A questo punto l’odontoiatra si decide a transare e a chiudere l’incresciosa vicenda. L’accordo prevede la restituzione di parcella (250 euro) spese di ripristino (850), legali e di CTU (2.500 + 1.874,67) che paga in buona parte di tasca propria.

L’assicurazione, infatti, interviene solo per la quota in esubero rispetto ai 2.500 euro di franchigia prevista dalle condizioni di polizza e non copre la restituzione dell’onorario o parcella (contrattuale). Le spese legali di giudizio personali restano a carico dell’odontoiatra in quanto non coperte da specifica polizza.

All’odontoiatra l’errore è costato 7.250 euro (€ 250 + € 2.500 + spese di assistenza tecnica e legale personale € 4.500) cifra più elevata delle iniziali richieste avanzate, ossia 1.100 euro.

Morale della favola: fondamentale per un odontoiatra il dono dell’autocritica, oltre che la capacità di lavorare bene. Utile riconoscere e rimediare all’errore. E magari, chiedere anche scusa!



Articolo pubblicato su Dental Tribune Italian Edition