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23 ottobre 2020

Dalla passerella della corsia dell'ospedale al red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

By Gianna Maria Nardi

La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, realizzata nel 1932, da un’idea dell’allora Presidente della Biennale Giuseppe Volpi, dello scultore Antonio Maraini e di Luciano de Feo, è il festival di cinema tra i più prestigiosi e il più antico del mondo. L’evento ogni anno presenta opere cinematografiche di livello mondiale con le consuete sfilate sul red carpet del Lido di Venezia di registi e degli interpreti più importanti a livello artistico che non si sottraggono alla tradizione del fascino glamour della passerella.

Questa settantasettesima edizione è stata davvero “diversa”, perché ha risentito delle necessarie attenzioni obbligate dalla pandemia del Covid 19. Insolito non permettere al pubblico di urlare dietro le transenne per ottenere un autografo o un selfie con gli artisti. Rigidi i controlli che comprendevano la misurazione della temperatura corporea, la distanza da rispettare, la sala dimezzata e la mascherina da indossare obbligatoriamente durante tutto il tempo delle proiezioni.

È stato assegnato il premio Premio Diva e Donna, organizzato da Tiziana Rocca, un riconoscimento speciale nell’ambito dei giorni della Mostra al “personaggio dell’anno”, a chi non è abituato alle passerelle sul red carpet. È stato assegnato a chi, nelle corsie di un ospedale di Milano, ha corso per fare assistenza con turni massacranti durante la fase di massimo pericolo del Covid 19, Alessia Bonari, infermiera professionale. Ha sfilato con un abito da sera, con un eleganza ben diversa da quell’immagine che, postata sui social, mostrava la sofferenza della stanchezza ed i lividi procurati dalla mascherina e dall’equipaggiamento per il controllo del contagio da coronavirus. “Il mondo ricompensa più spesso le apparenze del merito che il merito stesso” F. De La Rochefoucauld.

Il Covid, contrariamente a quanto citato da Francois De La Rochefoucauld, ha insegnato a tutti noi, che l’efficienza del nostro operato, soprattutto in condizione a rischio di contagio, mette in risalto la bellezza più forte e più vera… quella del nostro animo.